Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
SCARICABARILE DA PRIMATO
«Lo scaricabarile finisce qui»: la frase, scolpita su una tavoletta di marmo, campeggiava sulla scrivania del trentatreesimo presidente degli Stati Uniti, Harry Truman. Il messaggio era fin troppo eloquente, oltre il “locatario” di quella scrivania non c’era più nessuno da incolpare e, quindi, era lì che sedeva chi doveva assumersi, nel bene e nel male, le responsabilità di governare.
Oggi più di ieri quella frase suona come un monito in una situazione in cui lo sport dello scaricabarile vanta vari primatisti mondiali dalle nostre parti. A cominciare dall’ondivago presidente regionale, Michele Emiliano, che in termini di contraddizioni vanta performance da fuoriclasse: «Avremo più morti per Coronavirus che durante la Seconda guerra mondiale, almeno tra i civili. Io mi auguro che gli italiani comprendano che organizzare un Natale per prendersi il Covid e poi passarsi la befana in rianimazione è una cosa sbagliata. Questa cosa va detta – aveva dichiarato dal palco di Rainews 24 - chiaramente perché c’è ancora qualcuno che sottovaluta la gravità di quello che sta accadendo». E ancora: «Dobbiamo forse tornare a quella mentalità che abbiamo utilizzato a marzo-aprile quando l’epidemia era una ondata 12 volte più piccola di quella odierna e quando eravamo ben quadrati». Una dichiarazione ad effetto, una di quelle che siamo abituati a sentirgli pronunciare. Ma solo poche ore dopo ecco che Emiliano cambia network e dai microfoni di “Stasera Italia” attacca il Governo sull’indiscrezione del divieto di spostamenti tra Comuni previsto dall’Esecutivo: «Se uno abita a Roma può muoversi in diverse località, se è di Bari un po’ meno ma ci riesce, ma se uno abita in comuni di pochi abitanti è come vivere a Ventotene durante il fascismo».
Siamo sicuri che il presidente e il suo staff di comunicatori avranno un’articolata spiegazione per quella che a noi comuni mortali appare una banale contraddizione. E siccome corriamo il rischio di non comprenderla, forse vale la pena di pregarli di risparmiarcela. D’altra parte, come non ricordare il caloroso invito “urbi et orbi” di Emiliano quando il 10 luglio a margine di una spericolata campagna di Pugliapromozione sul turismo dichiarò: «Per fortuna in Puglia i contagi sono praticamente zero, non ci sono focolai locali, chi viene qui non rischia nulla, e quindi invito tutti a venire»: un bell’affare davvero.
Anche se questo stride, sempre per noi comuni mortali, con una recentissima dichiarazione ricca di… effetti speciali contro gli scienziati pronunciata, ancora una volta, sulle frequenze di Rainews 24: «Se ci avessero detto guardate che durerà probabilmente anni, come qualcuno adesso dice più chiaramente, bisognava prepararsi non ai cento metri, ma alla maratona». Una dichiarazione roboante, muscolare, che suscita almeno due domande. La prima: su quale pianeta viveva Emiliano a luglio? La seconda: tra luglio e agosto aveva rotto le relazioni con il prof. Lopalco, che di quella schiera di scienziati è uno stimato rappresentante nazionale? Il 27 luglio Margaret Harris, portavoce dell’Oms, lanciò l’ennesimo appello (ripreso dai media di tutto il mondo) con un significato inequivocabile: «La pandemia accelera. C’è solo un’unica grande ondata di Covid e non segue la stagionalità come l’influenza. Le persone stanno ancora pensando alle stagioni. Quello che dobbiamo fissarci nella mente è che questo è un nuovo virus e si sta comportando diversamente». È un peccato che la dichiarazione (e le molte altre dello stesso tenore da scienziati di tutto il mondo) sia sfuggita al presidente Emiliano, sarebbe gravissimo se fosse sfuggita a Lopalco e sarebbe incredibile se quest’ultimo non avesse informato in modo chiaro i vertici regionali. Ora è chiaro che nel groviglio di informazioni frammentate e confuse è facile dire qualsiasi cosa ed Emiliano ha gioco facile con chi ha la memoria corta, ma, per dirla con Carlo Levi, «le parole sono pietre». E questa è una materia troppo delicata per giocare allo scaricabarile. Anche per i primatisti mondiali di casa nostra.