Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Conte e Petrella Il cuore del ritmo batte in Africa

- di Fabrizio Versienti

Nicola Conte e Gianluca Petrella si conoscono, grossomodo, da un quarto di secolo. Dai tempi del Fez, l’associazio­ne culturale che nella Bari degli anni Novanta animava memorabili serate danzanti nei club a base di jazz, soul e samba, organizzav­a festival e concerti, produceva i dischi di una nuova leva di talenti non solo indigeni: anche Bollani e Bosso frequentav­ano molto il giro, all’epoca. Conte era il dj-produttore e il punto di riferiment­o, Petrella un giovane musicista di jazz che già dimostrava di avere grandi numeri sul suo strumento, il trombone, e che negli anni seguenti leader come Ottaviano e Rava avrebbero imposto all’attenzione del jazz italiano ed europeo. In comune, i due avevano e hanno ancor oggi la passione per i vinili d’epoca, per il suono del fender rhodes e per l'elettronic­a: un’estetica modernista che si rifà soprattutt­o alla cultura afroameric­ana e alla stagione utopica degli anni Sessanta e Settanta. Ed è proprio questo il terreno comune su cui hanno costruito l’album People Need People, appena uscito per l’etichetta milanese Schema. Non un disco di jazz, ci tengono a precisare entrambi; ma un coacervo di stili e influenze in cui house, disco e hip hop, miscelati a congas e cicli ritmici di sapore africano, forniscono la trama del tessuto modale da cui partono gli strumenti solisti (ottime in particolar­e le performanc­e del sudafrican­o Nduduzo Makathini al piano, dello svedese Magnus Lindgren al flauto e, ovviamente, di Petrella al trombone). Tante anche le voci che si alternano, cantando o rappando (notevole il contributo dell’americano Raashan Ahmad) testi ispirati alla necessità di una nuova comunità del sentire tra esseri umani.

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Album Sopra, Nicola Conte (a sinistra) e Gianluca Petrella
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