Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Salgono i contagi, si svuotano le Usca
Decine di medici dirottati sulla campagna per gli over 80. Impossibile effettuare tamponi a casa
Mentre il tasso di positività risale al 12,4%, soprattutto a Bari scoppia il caso Usca. Le unità di assistenza domiciliare non riescono più ad effettuare i tamponi per la carenza di medici.
BARI «La verità è che la quantità di vaccini a disposizione dei cittadini non è sufficiente. Ma, senza voler sconfinare in valutazioni che spettano alla politica, credo anche che nella seconda fase della campagna vadano difese con priorità le persone fragili. Chi sono? Malati con patologie croniche gravi, i soggetti con tumori, con malattie respiratorie severe, quelle costrette magari a vivere attaccate all’ossigeno, quelle con diabete, con malattie cardiovascolari serie, i trapiantati». Maria Chironna, virologa del Policlinico di Bari, dice la sua. Da tecnica ha scritto un post su Facebook per far capire che la lista delle priorità deve partire dalla difesa dei più deboli.
La Puglia dei vaccini non sta brillando per organizzazione (sembra rincorrere affannosamente le criticità). È facile trovare per strada il quarantenne docente di scuola media a cui è stata già somministrata la prima dose di Astrazeneca, mentre a casa l’ultra 80enne, impossibilitato a recarsi in un centro vaccinale, incrocia le dita. Un po’ come i tanti malati gravi (di ogni età) che vivono nell’incubo di contrarre l’infezione. Quest’ultimi restano nel limbo perché mancano le dosi. Pier Luigi Lopalco, assessore alla Sanità, ha precisato che il numero contenuto dei vaccini penalizza l’assistenza a tale tipologia di malati. «L’Aifa scrive Lopalco - pone delle fortissime restrizioni all’uso di Astrazeneca (maggiore fornitore Ue, ndr): raccomanda di non usarlo in soggetti portatori di patologie e in quelli con più di 55 anni (dopo negoziazione si arriva a 65)». Eppure una circolare successiva firmata da Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione presso il ministero della Salute, parla di utilizzo consentito a «tutti i malati a eccezione di quelli estremamente vulnerabili». Nei giorni scorsi il Corriere ha dato voce a questo disagio ricevendo dalla Regione risposte più o meno evasive.
Professoressa Chironna, perché è fondamentale procedere alla vaccinazione dei più fragili?
«Perché è giusto dare una chance di protezione a chi è costretto a vivere con l’ansia di non farcela. I vaccini anti-Covid-19 sono un’arma formidabile di prevenzione. Hanno anche il pregio di evitare forme severe di malattia».
Il dramma è che le dosi non sono sufficienti. Cosa si dovrebbe fare?
«Sin dall’inizio erano evidenti le tante criticità di una campagna vaccinale complessa. Si è palesato subito il problema di stilare una lista di categorie da vaccinare in ordine di priorità».
La Stato fissa le linee guida, le Regioni le «interpretano. In Puglia la seconda fase non sta dando i risultati attesi. Pochi vaccini e poca organizzazione.
«Sul sito della Regione c’è scritto che la seconda fase “coinvolge persone dagli 80 anni in su, operatori scolastici, forze dell’ordine e forze armate”. Certo, non è semplice stabilire le priorità ma i “fragili” non possono essere trascurati».
Chi sono?
«Le persone con patologie croniche gravi, i soggetti con tumori, con malattie respiratorie severe, quelle costrette magari a vivere attaccate all’ossigeno, quelle con diabete, con malattie cardiovascolari serie, i trapiantati».
Non sarebbe bastato rifarsi alle indicazioni utilizzate per la campagna antinfluenzale?
«Certo. Il virus può far male a chi è debole. Infatti, l’antinfluenzale è raccomandato agli ultra 64enni e a chi soffre di gravi patologie. Per il Covid-19 è lo stesso».
Nel post pubblicato ha parlato di soggetti che vivono con una spada di Damocle. Cosa voleva dire?
«Sono soggetti che già devono fronteggiare una malattia grave e alla loro già critica qualità di vita si aggiunge il costante pericolo di contrarre il Covid».
Anziani e malati, paradossalmente, costituiscono i soggetti più a rischio. Sono pazienti che con il Covid-19
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Messaggio di civiltà: dare attenzione alle persone con aspettativa più bassa
Il virus può far male a chi è debole L’antiinfluenzale va dato a chi ha gravi patologie
Cresce la diffusione della variante inglese Bisogna essere più responsabili
molto probabilmente finirebbero in ospedale. Non sarebbe meglio invertire la priorità anche per mettere in sicurezza il sistema sanitario?
«Penso di sì, ma non è una mia competenza. Esprimo una valutazione sulla base della realtà. Guardi, è anche una questione di sensibilità. Dare il messaggio che vanno tutelate
persone con un’aspettativa di vita più bassa significherebdettobstancoedella darChee n viltà».
A proposito di Covid-19, la variante inglese è in netta crescita. Cosa comporta?
«Una maggiore diffusione che deve far scattare un maggior senso di responsabilità da parte dei cittadini. C’è una più alta probabilità di infettarsi, quindi la popolazione non deve abbassare la guardia».