Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Amati, Borri e il rudere della discordia
L’assessore di Brindisi non concede le sanatorie. Il consigliere regionale: pensi alla villa che ha abbandonato
«Prima di giudicare la
BARI condotta di persone che hanno costruito casa in una delle tre contrade di Brindisi oggetto della contesa, l’assessore Dino Borri dia spiegazioni sulla sua villa che sorge in una zona di pregio della Selva di Fasano e che è lasciata vergognosamente alla condizione di rudere in stato di degrado e abbandono». L’attacco (o meglio, la risposta) è di Fabiano Amati, presidente della commissione Bilancio del Consiglio regionale, che da tempo si sta occupando della “sanatoria” abitativa di tre quartieri di Brindisi: Torre Rossa, Montenegro e Sant’Elia. Sono zone sorte con lottizzazione abusiva che hanno usufruito della sanatoria del 1985 possibile a patto di ottenere un piano di recupero (varato nel 2005). A luglio scorso, nelle more di ottenere la pratica edilizia, il consiglio regionale ha approvato un emendamento necessario per consentire l’allaccio delle abitazioni alla rete di acqua e fogna. Ma il nodo ancora da sciogliere interessa circa 500 case dove è stata dichiarata una volumetria aggiuntiva, ma comunque rientrante nel cosiddetto “Piano casa”. «Il paradosso spiega Amati - è che per queste abitazioni il Comune chiede una cosa abbastanza singolare. Ovvero: la demolizione delle opere aggiuntive, l’ottenimento della pratica edilizia e la successiva domanda per realizzare ciò che dovrebbe essere abbattuto. Una pura follia visto che una sentenza della Corte Costituzionale
ha stabilito il principio della doppia conformità (opere edilizie abusive, ma conformi nella sostanza alla disciplina urbanistica, ndr)».
Sul tema venerdì scorso a Brindisi si è tenuto un consiglio comunale dove l’amministrazione è entrata in contrasto nuovamente con le proposte di Amati. «Mi dispiace per la posizione espressa dal consigliere regionale - afferma Borri - perché la sanatoria su alcune abitazioni non si può fare. La legge non lo consente e lui che è avvocato dovrebbe saperlo. Devo ricordagli che l’idea di rimettere ordine in quei quartieri è dell’amministrazione Rossi. Due anni fa abbiamo preso in mano le pratiche perché c’era una situazione al limite». «Riconoscerò la mia ignoranza, molto probabile - ribatte Amati alla condizione che egli riconosca la propria ipocrisia. Borri non può giudicare le costruzioni altrui, mettendosi sempre dalla parte della giuria e senza risolvere i problemi della povera gente, mentre a Selva di Fasano ha chiesto e ottenuto un permesso di costruire per una villa in area ad alto pregio paesaggistico. Ricordo che i permessi scadono nei tre anni». «Francamente non vedo quale sia il problema - ribatte Borri - quel manufatto è situato in una proprietà che ho ereditato. Purtroppo, ho dovuto fermare i lavori perché non avevo le risorse necessarie».