Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Mancano i medici, le Usca in affanno «Impossibile curare i pazienti a casa»
Il virus dilaga e scatta l’allarme sulle unità speciali di continuità assistenziale Nell’Asl barese fabbisogno di 250 operatori. Ma in servizio molti di meno
BARI I contagi da Covid 19 aumentano anche in Puglia, complice la più alta circolazione del virus dovuta principalmente alla variante inglese, che interessa quasi la metà dei nuovi positivi. Ma le Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale, in molti casi non riescono a prendere in carico i pazienti a casa perché sono in sofferenza di organico. Pochi medici che ce la mettono tutta, ma ovviamente non riescono a coprire tutti i turni e alcuni impegnati anche nella vaccinazioni anti-Covid. Soprattutto nel Barese, dove la situazione delle sedi Usca nei vari distretti sanitari è eterogenea e su diversi territori, da Altamura ad Acquaviva, a Grumo, Fasano, Conversano, solo per fare alcuni esempi, la situazione, fotografata dai medici di base, è preoccupante.
A testimoniarlo, d’altronde, sono i numeri. Il bollettino ufficiale della Regione Puglia ieri ha registrato 20 decessi e 1.123 nuovi casi, di cui ben 506 in provincia di Bari, su poco più di 9mila test effettuati, con un tasso di positività del 12,47%. Senza contare quelli che sfuggono alla registrazione, perché non ancora accertati. Cittadini bloccati a casa da giorni con i sintomi sospetti del Covid, in attesa di una visita e di un tampone domiciliare che i medici di base non riescono ad attivare, attraverso il servizio Usca. «Molti colleghi – dice il segretario Fimmg Bari, Nicola Calabrese – mi segnalano forti difficoltà per ottenere un tampone molecolare domiciliare». Le unità speciali di continuità assistenziale sono state istituite per legge a marzo del 2020, una ogni 50mila abitanti, ma in Puglia sono state rese operative solo a maggio. Basilari, perché hanno il compito di «gestire a domicilio i pazienti affetti
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Nicola Calabrese Molte difficoltà per ottenere tamponi molecolari a domicilio
da Covid 19 che non necessitano di ricovero ospedaliero o con sintomatologia sospetta», in ciascuna Usca la Regione Puglia prevede la presenza di due medici per turno, dalle 8 alle 20, sette giorni su sette. Sulla carta. Perché oggi, tra medici dirottati sulla campagna vaccinale e altri dimessisi perché vincitori di bando per la specializzazione - cosa ampiamente prevedibile e su cui anche il presidente di Fnomceo, Filippo Anelli, aveva acceso i fari diverse settimane fa - le Usca risultano indebolite. Nella Asl di Bari, a fronte di un fabbisogno previsto di 250 medici, ne risulterebbero attualmente in pianta organica circa 180. Ci sono sedi con un unico medico per turno, per cui diventa difficile fare le visite a domicilio, anche perché il protocollo prevede la presenza di due medici. Ce ne sono altre dove la presenza dei medici non è assicurata tutti i giorni. L’azienda sanitaria locale starebbe convocando i medici per integrare gli organici. Sta di fatto che la carenza di personale c’è.
«La normativa è chiara – spiega Michele Abbinante, medico Usca del distretto di Altamura – né si può pensare di lasciare solo il medico di base. Le Usca devono essere messe in grado di garantire l’assistenza domiciliare continua. È fondamentale garantire la pianta organica e quindi la disponibilità dei medici per l’assistenza domiciliare dei pazienti Covid e sospetti Covid, in qualsiasi momento fino alla fine dello stato di emergenza perché è impossibile prevedere il carico assistenziale legato ai focolai».