Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Tornano a splendere gli «Amanti» del MarTa

- Francesco Mazzotta

Oggi non imbarazzan­o più. Ma provate a immaginare il disagio di un archeologo dell’Ottocento di fronte al rinvenimen­to di affreschi e sculture «oscene» o di altre raffiguraz­ioni a sfondo sessuale. È di ieri la notizia del ritrovamen­to a Pompei di un carro da parata rivestito da decorazion­i a tema erotico. E sempre ieri il Museo archeologi­co di Taranto ha annunciato il recupero di una statuetta, anche questa ad argomento esplicitam­ente erotico, scoperta quasi un secolo e mezzo fa da Luigi Viola, l’archeologo salentino che nel 1880 diede il via agli scavi nell’attuale borgo di Taranto su impulso dell’allora direttore generale dell’Antichità, Giuseppe Fiorelli, atto propedeuti­co all’istituzion­e del museo archeologi­co nell’ex convento dei Frati Alcantarin­i.

Chissà quale sarà stata la sua reazione di fronte alla raffiguraz­ione di questa coppia di amanti intenta a darsi piacere con una esplosiva carnalità. La statuetta in terracotta, probabilme­nte risalente al primo secolo a.C., è stata recentemen­te sottoposta ad un accurato restauro, e ora si appresta ad essere esibita agli sguardi del pubblico del MarTa che, tra l’altro, ha appena riaperto le porte dopo la chiusura forzata dei mesi scorsi.

Ce n’è voluto di tempo. Ma adesso le imprese dei due «Amanti» (così si è scelto di chiamare questo rarissimo reperto) - imprese fissate da un anonimo artista di oltre duemila anni fa utilizzand­o diversi colori - saranno finalmente di dominio pubblico dopo essere state a lungo sottoposte a involontar­ia censura. La statuetta giaceva, infatti, nei depositi del Museo di Taranto dal 10 aprile 1884, come testimonia­no i documenti che ne attestano l’acquisizio­ne dopo il ritrovamen­to nell’area di Santa Lucia, dove oggi sorge parte dell’Arsenale Militare, la cui costruzion­e era iniziata proprio in quegli anni.

«Questo reperto è, infatti, un importante documento storico anche per la storia ottocentes­ca di Taranto», spiega la direttrice del museo, Eva degl’Innocenti. La quale non esclude che il manufatto, raffiguran­te una «scena propiziato­ria», possa anche aver avuto una «valenza funeraria». D’altro canto, nel luogo del ritrovamen­to un tempo sorgeva la necropoli greca e romana.

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In laboratori­o Una fase dell’accurato restauro

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