Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Licia Lanera in scena «Con un po’ di paura del pubblico»

Dopo la Zona rossa, oggi al TaTà prima pugliese de «I sentimenti del maiale»

- di Francesco Mazzotta

«Sono un po’ impaurita», confessa Licia Lanera, la drammaturg­a, regista e attrice barese Premio Ubu under 35 nel 2014 e figura di spicco del teatro contempora­neo italiano. Il ritorno in scena, dopo tanti mesi di stop, fa tremare le gambe. «La sensazione - dice - è di non avere ancora tutto sotto controllo, la memoria, la voce, che sembra depotenzia­ta, il corpo, anche lui atrofizzat­o». Oggi è il giorno del debutto pugliese dello spettacolo I sentimenti del maiale, presentato al Festival delle Colline Torinesi lo scorso agosto. Scritto e diretto dalla stessa Lanera, che divide il palco con Danilo Giuva, è l’ultimo capitolo della trilogia russa Guarda come nevica iniziata nel segno di Bulgakov (Cuore di cane) e proseguita con Cechov (Il gabbiano). L’ispiratore stavolta è Majakovski­j, artista maledetto al pari dei grandi della musica finiti male, come Ian Curtis e Kurt Cobain, proiettati nello spettacolo attraverso le musiche di una rock band che suona dal vivo. L’appuntamen­to (per 140 spettatori) è alle ore 18.30 al TaTà, il teatro gestito dal Crest al Quartiere Tamburi di Taranto. «Incredibil­e - dice Lanera - quello che Clara Cottino e i suoi collaborat­ori sono riusciti a creare in questo luogo: dalla periferia hanno educato una città al gusto».

Dopo tanti mesi, gli spettatori mettono davvero così tanta paura?

«In scena si va incontro alla morte, e per affrontarl­a bisogna avere totale sicurezza nei propri mezzi. Ritornare dopo tanto tempo non è facile».

Tra l’altro, la morte è il tema ricorrente dell’intero spettacolo.

«Portiamo in scena una riflession­e sulla crisi dell’artista attraverso personaggi che, uccidendos­i, non solo non hanno dovuto cedere ai compromess­i della mezza età, ma non hanno avuto nemmeno il problema di rimanere a corto di idee».

Ha rivisto qualcosa in tutto questo tempo?

«Solitament­e i miei lavori li sistemo solo dopo averli testati col pubblico. E, infatti, al Festival torinese alla terza recita ho cambiato un intero blocco. Ma non è detto che l’impianto non subisca ulteriori mutazioni. In fin dei conti I sentimenti del maiale ha alle spalle solo il debutto. Inevitabil­mente, è uno spettacolo ancora fragile».

C’è il suo zampino anche nel nuovo lavoro della Compagnia Lanera, Venere e Adone, che debutterà il 27 maggio a Monopoli per il Maggio all’Infanzia?

«La mia presenza è solo in veste di produttore. Ma lo spettacolo, anche se è di Danilo Giuva, mi somiglia molto. Il nostro è un processo creativo osmotico, anche quando scriviamo separatame­nte. Partendo da Shakespear­e lo spettacolo si rivolge agli adolescent­i affrontand­o il tema dell’omosessual­ità e della parità di genere di cui oggi si parla tanto».

Sta lavorando a qualcosa di nuovo?

«La settimana prossima sarò al Festival Ricrii di Lamezia Terme, dove presenterò una lettura performati­va de La scena, un testo inedito di Antonio Tarantino (morto lo scorso anno di Covid, ndr). Chissà che non diventi presto uno spettacolo».

E Zona Rossa, l’esperiment­o di autoreclus­ione realizzato nel teatro Bellini di Napoli, quando andrà in scena?

«Debutterà all’inizio della prossima stagione. Al Bellini mi sono sentita davvero a casa, e con il direttore Daniele Russo stiamo immaginand­o anche altre cose. Napoli è una città culturalme­nte molto stimolante».

A Bari avete abbandonat­o polemicame­nte la vostra sede: la Compagnia Lanera è in cerca di una nuova casa?

«Al momento non ci sono ancora le economie, né sentiamo l’esigenza di avere uno spazio nostro. Personalme­nte sento il bisogno di stare lontano da Bari. Tra un po’ vado in menopausa e qui mi trattano ancora come un enfant prodige».

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maiale chiude la trilogia russa di Licia Lanera: dopo Bulgakov e Cechov, tocca a Majakovski­j, ai suoi versi e al suo suicidio messo in parallelo con quelli di Ian Curtis e Kurt Cobain
Da Majakovski­j I sentimenti del maiale chiude la trilogia russa di Licia Lanera: dopo Bulgakov e Cechov, tocca a Majakovski­j, ai suoi versi e al suo suicidio messo in parallelo con quelli di Ian Curtis e Kurt Cobain

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