Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Licia Lanera in scena «Con un po’ di paura del pubblico»
Dopo la Zona rossa, oggi al TaTà prima pugliese de «I sentimenti del maiale»
«Sono un po’ impaurita», confessa Licia Lanera, la drammaturga, regista e attrice barese Premio Ubu under 35 nel 2014 e figura di spicco del teatro contemporaneo italiano. Il ritorno in scena, dopo tanti mesi di stop, fa tremare le gambe. «La sensazione - dice - è di non avere ancora tutto sotto controllo, la memoria, la voce, che sembra depotenziata, il corpo, anche lui atrofizzato». Oggi è il giorno del debutto pugliese dello spettacolo I sentimenti del maiale, presentato al Festival delle Colline Torinesi lo scorso agosto. Scritto e diretto dalla stessa Lanera, che divide il palco con Danilo Giuva, è l’ultimo capitolo della trilogia russa Guarda come nevica iniziata nel segno di Bulgakov (Cuore di cane) e proseguita con Cechov (Il gabbiano). L’ispiratore stavolta è Majakovskij, artista maledetto al pari dei grandi della musica finiti male, come Ian Curtis e Kurt Cobain, proiettati nello spettacolo attraverso le musiche di una rock band che suona dal vivo. L’appuntamento (per 140 spettatori) è alle ore 18.30 al TaTà, il teatro gestito dal Crest al Quartiere Tamburi di Taranto. «Incredibile - dice Lanera - quello che Clara Cottino e i suoi collaboratori sono riusciti a creare in questo luogo: dalla periferia hanno educato una città al gusto».
Dopo tanti mesi, gli spettatori mettono davvero così tanta paura?
«In scena si va incontro alla morte, e per affrontarla bisogna avere totale sicurezza nei propri mezzi. Ritornare dopo tanto tempo non è facile».
Tra l’altro, la morte è il tema ricorrente dell’intero spettacolo.
«Portiamo in scena una riflessione sulla crisi dell’artista attraverso personaggi che, uccidendosi, non solo non hanno dovuto cedere ai compromessi della mezza età, ma non hanno avuto nemmeno il problema di rimanere a corto di idee».
Ha rivisto qualcosa in tutto questo tempo?
«Solitamente i miei lavori li sistemo solo dopo averli testati col pubblico. E, infatti, al Festival torinese alla terza recita ho cambiato un intero blocco. Ma non è detto che l’impianto non subisca ulteriori mutazioni. In fin dei conti I sentimenti del maiale ha alle spalle solo il debutto. Inevitabilmente, è uno spettacolo ancora fragile».
C’è il suo zampino anche nel nuovo lavoro della Compagnia Lanera, Venere e Adone, che debutterà il 27 maggio a Monopoli per il Maggio all’Infanzia?
«La mia presenza è solo in veste di produttore. Ma lo spettacolo, anche se è di Danilo Giuva, mi somiglia molto. Il nostro è un processo creativo osmotico, anche quando scriviamo separatamente. Partendo da Shakespeare lo spettacolo si rivolge agli adolescenti affrontando il tema dell’omosessualità e della parità di genere di cui oggi si parla tanto».
Sta lavorando a qualcosa di nuovo?
«La settimana prossima sarò al Festival Ricrii di Lamezia Terme, dove presenterò una lettura performativa de La scena, un testo inedito di Antonio Tarantino (morto lo scorso anno di Covid, ndr). Chissà che non diventi presto uno spettacolo».
E Zona Rossa, l’esperimento di autoreclusione realizzato nel teatro Bellini di Napoli, quando andrà in scena?
«Debutterà all’inizio della prossima stagione. Al Bellini mi sono sentita davvero a casa, e con il direttore Daniele Russo stiamo immaginando anche altre cose. Napoli è una città culturalmente molto stimolante».
A Bari avete abbandonato polemicamente la vostra sede: la Compagnia Lanera è in cerca di una nuova casa?
«Al momento non ci sono ancora le economie, né sentiamo l’esigenza di avere uno spazio nostro. Personalmente sento il bisogno di stare lontano da Bari. Tra un po’ vado in menopausa e qui mi trattano ancora come un enfant prodige».