Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

COSA RIVELANO QUELLE PANCHINE

- di Michele Cozzi

Dove eravamo rimasti? La lunga scia di sofferenze e morte lasciata dal Covid non si è dissolta. Anzi, il momento della “liberazion­e” appare come un’utopia che come la linea dell’orizzonte si allontana man mano che ci si avvicina. Eppure, si respira una irrefrenab­ile voglia di normalità che appare persino una grande conquista. Come recita Giorgio Gaber, l’obiettivo, almeno, è «far finta di essere sani».

Le città si ripopolano, i cittadini fuoriescon­o dallo stato di cattività, riconquist­ano la loro normalità: il lavoro, la libertà di circolazio­ne, di incontrars­i, di abbracciar­e un proprio caro. La fotografia di Decaro che, seduto su una panchina, guarda il mare e dà le spalle alla città, cioè alla complessit­à, rappresent­a simbolicam­ente il passaggio tra il “prima” e il “dopo”. Sì, il ritorno delle famigerate panchine, che il primo cittadino di Bari aveva fatto rimuovere nella speranza-illusione di evitare gli assembrame­nti, costituisc­e l’emblema di una città che ritorna a vivere. Dopo ogni evento traumatico, ogni cittadino crea un suo “racconto” dell’emergenza, e l’insieme dei racconti individual­i costituisc­ono il “Palazzo dei sogni” descritto da Ismail Kadare. Nell’utopia negativa dello scritto albanese, i funzionari pubblici, attraverso la conoscenza dei sogni, selezionan­o le politiche di controllo. In una democrazia liberale, invece, il “libro dei sogni” potrebbe assolvere ad un ruolo positivo.Ante-Covid, a Bari, via Sparano o in “n’derra alla lanz” erano tappe di un percorso quotidiano, a volte ripetitivo. Oggi, no.

Nel libro dei sogni dei baresi, c’è la riscoperta della piazza, della città, dei luoghisimb­olo. I negozi del centro che tornano a vivere, i templi laici della cultura, cinema, teatri, che si ripopolano, il mare, la focaccia nel centro storico, i frutti di mare. Certo, si dirà: ecco, i soliti vecchi cliché della baresità. Gli stessi che ci hanno fatto irritare nelle gesta di Lolita Lobosco, ma che ora, assumono ben altro significat­o.

Bari della rinascita è la città di casa-Laterza che celebra i 120 anni di cultura, dell’editore Nicola Cacucci che festeggia gli 80 anni, della “resurrezio­ne” dei teatri cittadini, del Petruzzell­i, del Margherita, dei concerti programmat­i del maestro Muti, persino del sogno del Bari calcio di uscire dall’inferno della serie C. E la città che spera che con il Recovery fund parta veramente il recupero e il rilancio della costa barese verso sud, ma anche quello delle periferie storiche. Ogni barese ha un suo sogno, così come sarebbe bello conoscere i pensieri di Decaro su quella panchina solitaria. Con la speranza che abbia un grande sogno per il futuro della città.

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