Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
COSA RIVELANO QUELLE PANCHINE
Dove eravamo rimasti? La lunga scia di sofferenze e morte lasciata dal Covid non si è dissolta. Anzi, il momento della “liberazione” appare come un’utopia che come la linea dell’orizzonte si allontana man mano che ci si avvicina. Eppure, si respira una irrefrenabile voglia di normalità che appare persino una grande conquista. Come recita Giorgio Gaber, l’obiettivo, almeno, è «far finta di essere sani».
Le città si ripopolano, i cittadini fuoriescono dallo stato di cattività, riconquistano la loro normalità: il lavoro, la libertà di circolazione, di incontrarsi, di abbracciare un proprio caro. La fotografia di Decaro che, seduto su una panchina, guarda il mare e dà le spalle alla città, cioè alla complessità, rappresenta simbolicamente il passaggio tra il “prima” e il “dopo”. Sì, il ritorno delle famigerate panchine, che il primo cittadino di Bari aveva fatto rimuovere nella speranza-illusione di evitare gli assembramenti, costituisce l’emblema di una città che ritorna a vivere. Dopo ogni evento traumatico, ogni cittadino crea un suo “racconto” dell’emergenza, e l’insieme dei racconti individuali costituiscono il “Palazzo dei sogni” descritto da Ismail Kadare. Nell’utopia negativa dello scritto albanese, i funzionari pubblici, attraverso la conoscenza dei sogni, selezionano le politiche di controllo. In una democrazia liberale, invece, il “libro dei sogni” potrebbe assolvere ad un ruolo positivo.Ante-Covid, a Bari, via Sparano o in “n’derra alla lanz” erano tappe di un percorso quotidiano, a volte ripetitivo. Oggi, no.
Nel libro dei sogni dei baresi, c’è la riscoperta della piazza, della città, dei luoghisimbolo. I negozi del centro che tornano a vivere, i templi laici della cultura, cinema, teatri, che si ripopolano, il mare, la focaccia nel centro storico, i frutti di mare. Certo, si dirà: ecco, i soliti vecchi cliché della baresità. Gli stessi che ci hanno fatto irritare nelle gesta di Lolita Lobosco, ma che ora, assumono ben altro significato.
Bari della rinascita è la città di casa-Laterza che celebra i 120 anni di cultura, dell’editore Nicola Cacucci che festeggia gli 80 anni, della “resurrezione” dei teatri cittadini, del Petruzzelli, del Margherita, dei concerti programmati del maestro Muti, persino del sogno del Bari calcio di uscire dall’inferno della serie C. E la città che spera che con il Recovery fund parta veramente il recupero e il rilancio della costa barese verso sud, ma anche quello delle periferie storiche. Ogni barese ha un suo sogno, così come sarebbe bello conoscere i pensieri di Decaro su quella panchina solitaria. Con la speranza che abbia un grande sogno per il futuro della città.