Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Calano i contagi Gli ospedali si riorganizzano
La Regione sta ridefinendo tabelle e criteri per le riaperture Presto la ripresa dell’attività chirurgica con terapia intensiva
Non eliminare la disponibilità dei letti, ma concentrare in un’unica area per ospedale i posti occupati dalla patologia del Coronavirus in modo da riattivare gli altri reparti. È questa la strategia del dipartimento Salute della Regione Puglia.
BARI Dieci giorni per far ripartire in Puglia l’attività chirurgica elettiva. Ovvero gli interventi programmati che hanno la necessità di un supporto di terapia intensiva. La tabella delle riaperture è in fase di definizione da parte della Regione che aveva bloccato i ricoveri a metà marzo per poter gestire l’emergenza Covid-19. In quei giorni la pandemia aveva fatto registrare un’impennata di casi critici con tanto di necessità di reperimento di anestesisti, rianimatori e pneumologi da tutti i reparti (nonché di personale per il Policlinico di Bari da trasferire all’ospedale allestito in Fiera del Levante).
Ma dopo più di due mesi la tendenza (fortunatamente) sembra essere cambiata e quindi si punta a ricostituire la rete ospedaliera. Perché tutte la altre malattie esistono ancora e devono essere affrontate svuotando le già ampie liste d’attesa.
Ma quali sono i passi? Il ragionamento dell’assessorato alla Salute è abbastanza semplice. Il numero dei ricoveri Covid nelle ultime quattro settimane è sceso. Attualmente sono occupati 134 posti di terapia intensiva e 1.126 di area Covid non grave. Si tratta di valori che rapportati al totale dei posti a disposizione fa scendere gli indici al 24% delle terapie intensive (30% è la soglia d’allarme) e al 31% dell’area Covid non grave (40% la soglia d’allarme). Pazienti che sono distribuiti per tutti gli ospedali della Puglia generando anche qualche incongruenza sull’ottimizzazione delle risorse. Quindi l’indirizzo del Dipartimento di promozione della salute è di non eliminare la disponibilità dei letti, ma di concentrare in un’unica area per ospedale i posti occupati dalla patologia del coronavirus in modo da riattivare gli altri reparti.
Tale indicazione - che avrebbe potuto essere già operativa - necessita di almeno un’altra settimana visto che a livello nazionale si sta lavorando per fissare i nuovi paramenti che porteranno all’individuazione delle fasce di rischio (bassa, media e alta) dato che alcuni standard come l’Rt sembrano non più fondamentali.
Se la prossima settimana il trend dei contagi dovesse essere confermato (mediamente 550 casi al giorno) come il calo dell’ospedalizzazione dei malati, si potrebbe attivare la contromossa. Intanto, per i paramenti aggiornati giornalmente da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) su terapie intensive e area Covid non grave si potrebbe iniziare ad abbattere il denominatore (attualmente fissato a 580 posti) liberando letti per ripristinare gli altri reparti. Per rispettare il parametro del 30% di posti in terapia intensiva ne basterebbero 300 (280 in meno) a fronte di 90 realmente occupati. Quelli recuperati tornerebbero alla precedente destinazione con l’avvertimento che potrebbero essere riconvertiti nuovamente in Covid in presenza di una quarta ondata o di un semplice peggioramento del quadro pandemico locale.
Un caso a parte è quello dell’ospedale Covid della Fiera del Levante. Qui l’indicazione è di tenerlo aperto (occupando più posti letto) visto che sono stati spesi quasi 20 milioni per il solo l’allestimento. Da liberare, invece, è l’ospedale San Paolo di Bari che registra ancora la prevalenza dell’attività Covid a discapito di reparti fondamentali per l’utenza locale (come chirurgia senologica, plastica, ginecologia no Covid e chirurgia). Infine, la nota positiva, per tutto il sistema, è rappresentato dagli ingressi ai pronto soccorso: la percentuale di casi sospetti di Covid è in sensibile diminuzione da una media del 15% si è scesi al 9%.