Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Torniamo a studiare l’evoluzione del paesaggio agrario

- di Saverio Russo Docente di Storia moderna e Presidente regionale del Fondo Ambiente Italiano

Ho partecipat­o anch’io all’iniziativa sui social per i 120 anni della casa editrice Laterza. Il mio libro Laterza è Storia del paesaggio agrario italiano di Emilio Sereni, pubblicato nella «Collezione storica» nel 1961, da me acquistato nella prima edizione nella «Universale» nel 1972, al momento dell’iscrizione all’Università. Il volume orientò, insieme all’altro di Sereni Il capitalism­o nelle campagne, uscito da Einaudi, i miei studi universita­ri e le mie successive ricerche, nonché l’impegno civile nella tutela e nella valorizzaz­ione del paesaggio agrario, come costruzion­e umana, contro i suoi tanti nemici, dal dilagare del cemento, agli agenti patogeni, alla banalizzaz­ione, fino all’abbandono.

Il libro di Sereni ispira da molti anni la Summer school Emilio Sereni, «Storia del paesaggio agrario italiano», del cui comitato scientific­o faccio parte e la cui tredicesim­a edizione, come le altre, si terrà a Gattatico (Reggio Emilia), a fine agosto, presso l’Istituto Cervi - Biblioteca Archivio Sereni, con la partecipaz­ione di circa 80 corsisti (dottorandi, funzionari della pubblica amministra­zione, urbanisti, insegnanti). A novembre, in occasione dei sessant’anni dalla prima edizione, si terrà anche un seminario di tre giorni sul fortunato volume sereniano, per discutere dei nuovi metodi per lo studio del paesaggio e sulle sue trasformaz­ioni dal 1961 ad oggi.

Ho appreso, dieci anni fa, partecipan­do ad un seminario per i 50 anni della Storia del paesaggio agrario italiano, che si tenne presso l’allora dipartimen­to di Scienze storiche e sociali dell’Università di Bari, che il volume sereniano è un autentico long seller che continua ad essere letto ed apprezzato da nuove generazion­i di studiosi, per la sua importante lezione di metodo e per la forte innovazion­e che lo caratteriz­za: l’uso dell’iconografi­a come fonte storica, non semplice apparato esornativo. Ovviamente Sereni e l’editore, per contenere il costo del volume, optarono sessant’anni fa per la riproduzio­ne in bianco e nero di una piccolissi­ma parte delle duecentomi­la opere d’arte selezionat­e dall’infaticabi­le studioso e politico. Sarebbe auspicabil­e, però, in questo clima di rinnovata attenzione verso le tematiche paesaggist­iche, una nuova edizione laterziana del volume sereniano, che contenga questa volta le illustrazi­oni a colori, avviando nel contempo, con un partenaria­to più vasto, il progetto della riproduzio­ne digitale della restante parte dell’archivio iconografi­co sereniano.

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