Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Landini all’assemblea Cgil «Adesso anche in Puglia si vive un’altra pandemia È quella della precarietà»
Il leader della Cgil a Bari. «La ripresa deve creare lavoro stabile»
Ecco le tematiche al centro del confronto. «Siamo in piena pandemia sociale, pandemia salariale e pandemia della precarietà - ha detto Landini -, non è accettabile che la ripresa del 2021 abbia generato l’85% di posti di lavoro precari».
BARI Più lavoro, ma anche tanta precarietà e timori per il futuro. Il concetto era già stato evidenziato nell’ultimo rapporto di Bankitalia sulle economie regionali («L’87% dei nuovi contratti è a termine»). Lo avevano sottolineato nei mesi scorsi anche i report della task force dell’occupazione Puglia (guidata da Leo Caroli) e l’allarme lanciato dal leader della Uil Puglia, Franco Busto («La crescita non produrrà occupazione: è la tempesta perfetta»). E ora anche il numero uno della Cgil, Maurizio Landini, torna sull’argomento in occasione dell’assemblea organizzativa della Cgil Puglia in corso a Bari. «Siamo in piena pandemia sociale, pandemia salariale e pandemia della precarietà - ha detto Landini -, la condizione del lavoro è pesante, c’è troppo lavoro precario: lo abbiamo detto al governo e lo diciamo alle imprese, non è accettabile che la ripresa del 2021 abbia generato l’85% di posti di lavoro precari».
Landini, con Pierpaolo Bombardieri (Uil), è stato l’artefice dello sciopero generale del 16 dicembre scorso e prosegue sulla via della mobilitazione sperando che qualcosa sia recepita dal governo targato Mario Draghi. «Non è un atto finale - ha proseguito Landini -, ma l’avvio di un percorso che pone il tema dell’unificazione del lavoro e di dare voce a chi non si sente rappresentato a vede il peggioramento delle proprio condizioni. Dobbiamo continuare la mobilitazione in termini di proposte e di iniziative. Facciamo questa conferenza di organizzazione per essere nella condizione di stare dentro i processi di cambiamento più forti e cioè meglio rappresentando i bisogni sociali e gli interessi dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani». Al governo Draghi il leader Cgil si rivolge con determinazione: «Diciamo basta, non è più accettabile. Gli investimenti e la ripresa devono creare lavoro stabile, quindi pensiamo che bisogna cancellare forme di lavoro assurde e leggi sbagliate e bisogna introdurre un’unica forma di inserimento al lavoro. Bisogna fare lotta senza quartiere alla precarietà e al lavoro nero».
La Puglia, più di altre realtà, conta molto sulla corretta gestione della transizione energetica. Ma è qui che si apre un altro capitolo delicato. Era stato Caroli, già a inizio luglio, a mettere in guardia gli attori del mercato: «La crescita economica senza nuova occupazione diventa una realtà e se si trasforma in “regola” è l’intero sistema economico pugliese a farne le spese sul mediolungo periodo». E Busto, in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno aveva aggiunto: «La transizione green non è stata governata e rischia di diventare un problema serio per le economie locali come in Puglia dove il comparto dell’automotive è a rischio». Duro, quindi, il segretario generale della Cgil Puglia, Giuseppe Gesmundo, che ha chiesto si poter partecipare al processo di rinascita: «I nostri modelli organizzativi non sono avulsi dai processi politici, economici e sociali, soprattutto in una fase come questa i cui ci troviamo a fronteggiare una ennesima pesante crisi legata alla pandemia vi sono ingenti risorse europee da investire per determinare nuovo sviluppo che punta sulla transizione digitale ed energetica. Processi che investono direttamente il mondo del lavoro». Poi ha dettato i contorni dell’azione sindacale anche in termini di organizzazione e
«Cgil più forte sul territorio e nei luoghi di lavoro per condizionare le scelte ispirate alla giustizia sociale»
della presenza nelle comunità. «Sono tematiche - ha concluso Gesmundo - che devono trovare una Cgil più forte e radicata sul territorio e nei luoghi di lavoro per condizionare le scelte, indirizzandole verso un nuovo paradigma ispirato alla giustizia sociale, capace di sanare i divari sociali e territoriali, contrastando le povertà emergenti così come quella precarietà che avvilito le speranze di emancipazione dei giovani. Anche se aumenta il Pil, la crescita in termini salariali e di occupazione non risponde alle aspettative. Abbiamo chiesto al governo di assumersi la responsabilità di fare investimenti che diano risposte alle fasce più deboli, ai tanti giovani che continuano a non avere risposte alle loro aspettative».
Landini, con Pierpaolo Bombardieri (Uil), è stato l’artefice dello sciopero generale del 16 dicembre e prosegue sulla via della mobilitazione sperando nel governo.