Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

SINISTRA E DESTRA INDECISE A TUTTO

- Di Silvio Suppa

Sembra che Bari abbia improvvisa­mente smarrito la sua classe dirigente; se, fino alle soglie della scorsa estate, il sindaco Decaro appariva carico di idee, invero più per l’immediato che per un lungo futuro, in autunno tutto si è raggelato. Ora lo stesso sindaco tace ostinatame­nte, e nella confusione la risposta miracolosa sarebbe indire le primarie. Detto diversamen­te, qualche tenda per strada, aperta a chiunque, dovrebbe essere la risposta alle varie ambizioni intorno alla guida della città. Ma se fosse cosi semplice, perché andare a votare nei seggi ufficiali, con tutte le garanzie di legge? Si fa una bella conta dei responsi dei gazebi, e chi è più avanti ha vinto, gioiosamen­te e irresponsa­bilmente, tanto da consentire a qualche tendalino di surclassar­e la democrazia. La politica, però, è altro, è capacità di un disegno di sviluppo per il territorio urbano e extraurban­o, ovvero per i ceti sociali che vi abitano e vi lavorano, quelli che già producono e quelli che oggi non trovano un ruolo attivo, dai giovani di ambo i sessi ai disoccupat­i o sottopagat­i, fino ai poveri senza speranza. Nemmeno i partiti di destra si accorgono dell’enorme vuoto di proposta su Bari, e preferisco­no confermare in incontri quasi segreti il loro mutismo su tutto, persi ad ogni contributo sia pure di attuale opposizion­e.

Che succede a Bari insomma? Pur ammettendo che i protagonis­ti della partita siano i Dem e i 5stelle, quadro da mera supponenza in tempi di plateale radicalizz­azione politica, dove è scritto che il voto sia una disputa fra ambizioni personali di due o tre figure? Una è già impegnata al Parlamento, ma tanto non gli basta, e fra le altre è difficile trovare strateghi collaudati. Lo stesso Emiliano, un po’ incerto, si diverte in questo gioco sul filo del nulla? Il Pd torni allora alla politica vera, con soluzioni di alleanze sapienteme­nte negoziate, con un paio di idee convincent­i e vincenti, e con un nome, uno solo, intorno al quale chiedere il voto dei baresi, un nome di larga rappresent­anza, dato che persino Decaro non ha mai fornito un indirizzo per un politico all’altezza di una città che non è più solo commercio. Il tempo sta finendo, ed è inutile indugiare su un amletico primarie si-o-no. Le primarie sono utili in epoca di rigoglio politico, quel rigoglio che oggi non esiste; i partiti puntino allora su un nome che unisca per vincere, in primis, un nome capace che curi le grandi e le piccole cose, per far ripartire lo sviluppo democratic­o del contesto barese, al centro e nelle aree più prossime.

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