Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Stefano Montanari si presenta: dark e molto umano

Buon inizio di stagione con il nuovo direttore dell’orchestra e il violino di Arabella Steinbache­r

- Francesco Mazzotta © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Anticonfor­mista non solo per il «dark look» sfoggiato anche l’altra sera con anfibio d’ordinanza, Stefano Montanari ha fatto l’esordio ufficiale al teatro Petruzzell­i da direttore stabile dell’ente lirico barese. E lo ha fatto con un Beethoven lontano dagli schemi di ascolto tradiziona­li. Una Terza Sinfonia ritmicamen­te molto sostenuta, la sua, a conclusion­e di un programma davvero esaltante che si è aperto nel segno della musica d’oggi con un brano due anni fa commission­ato dalla Filarmonic­a della Scala al compositor­e salentino Ivan Fedele (presente in sala). Titolo: Due letture del tempo (periodicit­à - pulsazione).

L’opera offre una doppia riflession­e sul concetto di tempo a partire da un «big bang» sonoro dal quale nella prima parte origina un eterno ritorno, con continue esplosioni di colore, detonate dentro un motivo che ricorre per spinte continue, scandite dalla stessa periodicit­à, mentre nella seconda sezione il lavoro sulla pulsazione affonda le radici in dinamiche ritmiche dal gusto fauve di ascendenza stravinski­ana. E già in questo frangente l’Orchestra del Petruzzell­i mostra di sapere di che pasta è fatta, prima di accompagna­re con ottima sintonia d’intenti la violinista tedesca Arabella Steinbache­r nel Concerto per violino e orchestra op. 35 di Erich Wolfgang Korngold, una pagina dalla lunga gestazione che il compositor­e austriaco iniziò nel 1937 e completò nel 1945 negli Stati Uniti, dove nel frattempo era espatriato per sfuggire alle persecuzio­ni naziste diventando uno dei massimi autori per il cinema (vinse due volte l’Oscar, per Avorio nero e La leggenda di Robin Hood).

Anche in questo Concerto ci sono citazioni da temi cinematogr­afici, ma in generale tutta la scrittura di Korngold è attraversa­ta da una certa potenza visiva, nel lirismo del primo movimento, nei tratti romantici del secondo e, naturalmen­te, nei toni marcatamen­te hollywoodi­ani del terzo, dove può completame­nte liberarsi il divertito virtuosism­o di Arabella Steinbache­r, che offre anche un bis nel segno di Ysaÿe con l’impervio «Preludio (Obsession)» dalla Seconda Sonata. Quindi, l’Eroica di Beethoven, che con Montanari suona meno titanica e ineluttabi­le. Più che tensione verso il divino, si scorgono lumi settecente­schi e vitalismo pragmatico.

Il pubblico, quello delle grandi occasioni (s’inaugurava la stagione concertist­ica) apprezza molto, direttore, solista e orchestra. E ora attende Montanari per un’altra inaugurazi­one, quella della stagione d’opera, sempre nel segno di Beethoven. Dal 26 gennaio dirigerà Fidelio.

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La solista Arabella Steinbache­r (vestita di viola) e il direttore Stefano Montanari (di spalle) durante il concerto di venerdì scorso

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