Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Stefano Montanari si presenta: dark e molto umano
Buon inizio di stagione con il nuovo direttore dell’orchestra e il violino di Arabella Steinbacher
Anticonformista non solo per il «dark look» sfoggiato anche l’altra sera con anfibio d’ordinanza, Stefano Montanari ha fatto l’esordio ufficiale al teatro Petruzzelli da direttore stabile dell’ente lirico barese. E lo ha fatto con un Beethoven lontano dagli schemi di ascolto tradizionali. Una Terza Sinfonia ritmicamente molto sostenuta, la sua, a conclusione di un programma davvero esaltante che si è aperto nel segno della musica d’oggi con un brano due anni fa commissionato dalla Filarmonica della Scala al compositore salentino Ivan Fedele (presente in sala). Titolo: Due letture del tempo (periodicità - pulsazione).
L’opera offre una doppia riflessione sul concetto di tempo a partire da un «big bang» sonoro dal quale nella prima parte origina un eterno ritorno, con continue esplosioni di colore, detonate dentro un motivo che ricorre per spinte continue, scandite dalla stessa periodicità, mentre nella seconda sezione il lavoro sulla pulsazione affonda le radici in dinamiche ritmiche dal gusto fauve di ascendenza stravinskiana. E già in questo frangente l’Orchestra del Petruzzelli mostra di sapere di che pasta è fatta, prima di accompagnare con ottima sintonia d’intenti la violinista tedesca Arabella Steinbacher nel Concerto per violino e orchestra op. 35 di Erich Wolfgang Korngold, una pagina dalla lunga gestazione che il compositore austriaco iniziò nel 1937 e completò nel 1945 negli Stati Uniti, dove nel frattempo era espatriato per sfuggire alle persecuzioni naziste diventando uno dei massimi autori per il cinema (vinse due volte l’Oscar, per Avorio nero e La leggenda di Robin Hood).
Anche in questo Concerto ci sono citazioni da temi cinematografici, ma in generale tutta la scrittura di Korngold è attraversata da una certa potenza visiva, nel lirismo del primo movimento, nei tratti romantici del secondo e, naturalmente, nei toni marcatamente hollywoodiani del terzo, dove può completamente liberarsi il divertito virtuosismo di Arabella Steinbacher, che offre anche un bis nel segno di Ysaÿe con l’impervio «Preludio (Obsession)» dalla Seconda Sonata. Quindi, l’Eroica di Beethoven, che con Montanari suona meno titanica e ineluttabile. Più che tensione verso il divino, si scorgono lumi settecenteschi e vitalismo pragmatico.
Il pubblico, quello delle grandi occasioni (s’inaugurava la stagione concertistica) apprezza molto, direttore, solista e orchestra. E ora attende Montanari per un’altra inaugurazione, quella della stagione d’opera, sempre nel segno di Beethoven. Dal 26 gennaio dirigerà Fidelio.