Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«La chiusura? Una catastrofe» Bufera per le frasi sull’ex Ilva, due consiglieri sfidano il vescovo
«Esterrefatti e sbigottiti» si dichiarano i due consiglieri comunali di Taranto Massimo Battista e Luigi Abbate di fronte alle dichiarazioni sull’ex Ilva rilasciate dall’arcivescovo Ciro Miniero a Radio Vaticana. E immediata è la replica di monsignore il quale tenta così di sopire una polemica innescata da «una frase estrapolata da un’articolata conversazione». «Non c’è alternativa a quella fabbrica a Taranto - ha detto tra le altre cose l’arcivescovo - la chiusura sarebbe veramente una catastrofe, che significherebbe non pensare al bene di una comunità che è stata formata a questo». Queste le parole messe sotto accusa dai due consiglieri secondo i quali Miniero «dimostra un’assoluta chiusura mentale in considerazione del fatto che evidentemente ignora che Taranto ha infinite risorse naturali e storiche».
Se la chiusura è considerata al pari di una catastrofe, aggiungono Battista e Abbate, significa che l’arcivescovo «non vede o non vuol vedere che la catastrofe è già in atto da decenni, ci riferiamo alla strage dei tarantini ammalati di cancro e morti a causa di quello stabilimento».
Concludono sottolineando che in base all’affermazione che la comunità tarantina «è stata formata a questo», allora «i tarantini sarebbero degli schiavi predestinati alla produzione dell’acciaio». Monsignor Miniero chiarisce che l’espressione «la comunità è formata per questo» non voleva assolutamente esprimere un «fatalismo circa il destino della città» ma che «la nostra comunità, costituita di fatto intorno alle sorti dello stabilimento siderurgico, ha diritto a ricevere risposte certe». Puntualizza inoltre che se lo stabilimento siderurgico è considerato
«strategico» è pur vero che «sono solo la città di Taranto e i suoi cittadini a soffrirne l’impatto economico e ambientale. Avremmo salutato con favore il possibile maggior impegno dello Stato in Acciaierie d’Italia e ci saremmo altresì augurati che questo fosse stato sensibile proprio in virtù di quella strategicità nazionale che richiede la condivisione dei doveri quanto dei diritti. E quel che attendiamo sono risposte chiare e definitive in merito ai diritti dei lavoratori e agli impegni con essi assunti; auspichiamo investimenti certi in merito al processo di ambientalizzazione dell’acciaieria».
Ieri, intanto, i carabinieri del Noe hanno acquisito documentazione nella fabbrica tarantina relativa ai picchi di benzene registrati nelle scorse settimane ed esaminati da Arpa e Asl e dalla magistratura, anche se non superiori ai valori soglia fissati dalla legge.