Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Vita da Çani: «Che bello rivedere la mia storia»
L’ex punta albanese del Bari in un docufilm di Tess Lapedota Da rifugiato a calciatore: «Avrei voluto giocare con Menez»
BARI Non è stato solo un attaccante che in un periodo particolare della storia del Bari (nel 2014) ha conquistato una tifoseria e una piazza. Edgar Çani (si pronuncia Ciani, ndr), giocatore albanese oggi 34enne, è anche il protagonista di Edgar Çani, da rifugiato politico a calciatore professionista, docufilm diretto da Tess Lapedota proiettato ieri nell’istituto comprensivo «Eleonora Duse» del capoluogo. Un focus sulla sua storia. Dall’Albania alla Puglia, fino alla meravigliosa stagione fallimentare in biancorosso.
Çani, come nasce quest’idea?
«Me l’ha proposta Marco Iusco (produttore e ideatore del film, ndr). Gli avevo dato la disponibilità e siamo riusciti a farlo. Rivedermi è stato particolare. Si parlava della mia storia e ci tenevo che fosse fatto perbene. Sono molto contento di com’è stato realizzato. È stato un ottimo lavoro di squadra».
Cosa ha rappresentato per lei il calcio?
«Una grande passione. Sin da piccolo sono nato guardando partite. Rendere lavoro il tuo sogno di bambino è speciale».
Bari ha rappresentato una tappa fondamentale di questo percorso.
«È stato il luogo che mi ha dato fortuna, mi ha accolto quando ero ancora piccolo e mi ha aperto le porte del nuovo mondo. Al momento della firma, poi, la sensazione è stata davvero unica. Dal punto di vista dei risultati, sapevo che non sarebbe stato facile, ma siamo riusciti a disputare un grande campionato, pur senza coronare il sogno della promozione».
Cosa pensa del Bari di oggi?
«Sono molto contento che attualmente abbia una società solida e che dopo annate travagliate si pensi in grande. Bene o male c’è un progetto, anche se non è facile raggiungere certi obiettivi. Poi, certo, quest’annata è difficile, dopo le aspettative legate alla scorsa stagione, quando non era in programma la promozione in A eppure la si è sfiorata. Speriamo che ci possa essere una svolta e inizi la risalita».
C’è un giocatore del Bari attuale con cui avrebbe avuto il piacere di giocare?
«Sicuramente Menez. Ha qualità e visione di gioco uniche. Ha avuto un infortunio grave che l’ha portato fuori dal campo e in generale non possiamo più aspettarci la brillantezza di un tempo. Ma quando ha la palla tra i piedi è un valore aggiunto».
I tifosi stanno contestando aspramente la società. Bari è una piazza esigente. Per lei è più croce o delizia?
«A me personalmente la pressione è sempre piaciuta. Nei momenti difficili ho tirato sempre fuori qualcosa in più. Ci sono giocatori che invece la soffrono, e per questi Bari non è certo la piazza giusta. Giocare in uno stadio pieno deve essere uno stimolo».
Quanto è bello che la sua storia sia diventata un esempio anche per i giovani?
«Quando fai il calciatore e ti affermi in questo campo, oltre alla passione e alla voglia di giocare, il coronamento di un sogno è anche quello di farsi ricordare. Il fatto che la mia storia sia presa come esempio (almeno lo spero) è un motivo di ulteriore orgoglio. Non pensavo che questo potesse accadere, mi fa felice».