Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Gelo di Schlein, rabbia della base L’altolà (irritato) dei dirigenti: «È stata cancellata la linea del Pd, ora una soluzione con gli alleati»
De Santis: Pietro come altri aspiranti, ne discuteremo al nostro interno
Il malumore del Pd, nella base e nel vertice. Anche Elly Schlein si dice sia rimasta sfavorevolmente colpita dall’uscita di Pietro Petruzzelli e dalla sua precipitosa autocandidatura a sindaco. Comprensibile che la leader lo sia. Basta sentire quel che dice Gianfranco Todaro, segretario cittadino del Pd, arrivato quasi sul punto di dimettersi. Le dimissioni sono rientrate, il biasimo verso Petruzzelli no: «Quella di Pietro è un’autocandidatura, una proposta. Ma la scelta non è sua, dipende dall’assemblea cittadina, che potrà decidere nel momento in cui sarà convocata».
Poi c’è la sostanza politica. «L’autocandidatura – dice Todaro – disattende la linea nazionale che prevedeva il congelamento della corsa dei tre aspiranti candidati e il mandato a noi dirigenti a tenere uniti coalizione e partito».
Ribolle la base. La chat degli iscritti e quella degli amministratori ieri è stata inondata da giudizi negativi. Il capogruppo in Comune, Marco Bronzini, usa parole aspre, dopo aver invocato, nei conversari privati, perfino una sanzione disciplinare a carico di Petruzzelli. «Gli eventi sono sotto gli occhi di tutti – afferma – e hanno messo in seria difficoltà il partito. Sono attonito. Non si gioca sulla pelle di tanti entusiasmi per interessi ed ambizioni personali, con azioni non condivise e non coordinate».
Gelo anche dai due aspiranti che, come Petruzzelli, avevano congelato la corsa alla candidatura. Tace l’onorevole Marco Lacarra ma è un silenzio eloquente di disapprovazione. Mentre è severo il giudizio di Paola Romano, collega di giunta di Petruzzelli: «Noi facciamo parte di una comunità. Abbiamo delle regole. Io ho contribuito a scrivere il nostro statuto regionale del 2007. Sono, come gli altri, a disposizione del partito, nelle forme e nelle regole che il partito stabilisce». Il segretario regionale, Domenico De Santis, risponde a sera tardi: sintomo della necessità di mettere a punto una reazione meditata. «La posizione del Pd – scrive in una nota firmata anche da Todaro e dal provinciale Pino Giulitto – rimane quella di due mesi fa, così come indicata dalla segreteria nazionale per voce del capogruppo al Senato, Francesco Boccia. La disponibilità alla candidatura di Petruzzelli verrà discussa, assieme alle altre, all’interno degli organismi, ascoltando la base. L’interesse e l’obiettivo dei democratici baresi resta quello di trovare una soluzione condivisa con tutti i partner della coalizione». È il segno della volontà di riparare i danni di un’uscita frettolosa.
Petruzzelli ha indetto la conferenza stampa alle 18 del giorno prima, non proprio un esempio di un’azione ordinata e costruita. Sembra invece una decisione precipitosa. Forse dettata dalle notizie arrivate dopo il tavolo dove erano riuniti Michele Laforgia (candidato dalla Convenzione), Michele Emiliano e Antonio Decaro.
Sembra che Petruzzelli non abbia preso bene la ricostruzione che gli è stata fatta. In particolare ha temuto che il Pd, per non rompere la coalizione, possa convergere su Laforgia: una delle opzioni possibili. Le altre due sono le primarie (caldeggiate da Emiliano) e la designazione di un altro candidato fuori da Laforgia e dai tre congelati (ipotesi Decaro).
A parte l’ipotesi primarie, dunque, Petruzzelli era fuori gioco in due casi su tre. Da qui la precipitosa fuga in avanti – si dice caldeggiata o coperta da qualche big del partito – pur di gettare scompiglio nella coalizione.
Solo che il caos, l’incertezza, lo scontro interno potrebbero ferire il Pd. E viceversa premiare Laforgia. Non proprio un buon servizio alla causa del proprio partito.
❞ Paola Romano «Facciamo parte di una comunità e dobbiamo essere a disposizione con le regole che ci siamo dati»