Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Pollice ricorda Julie e attacca i politici «Acuiti i disagi sociali»

Anno accademico, protesta degli studenti

- Claudio Tadicini

«Il suicidio della nostra studentess­a francese - senza alcun dubbio la pagina più triste del mio mandato - ha rafforzato il convincime­nto che la questione del disagio giovanile dovesse costituire il tema conduttore non solo dell’inaugurazi­one di quest’anno, ma anche del nostro impegno istituzion­ale». È con il ricordo della ventiseien­ne Julie Tronet, giunta a Lecce nell’ambito del programma Double Degree per studiare Filosofia, suicidatas­i lo scorso ottobre dopo avere raccontato di avere subito una presunta violenza sessuale, che il rettore Fabio Pollice ha inaugurato il 69esimo anno accademico dell’Università del Salento.

Il tema doveva essere quello del «disagio giovanile», ma si è infine optato per una tematica più generica (i «Disagi della civiltà»), perché - ha spiegato Pollice nel suo intervento - «il disagio giovanile non è che un aspetto di un disagio più profondo, che riguarda la civiltà umana nel suo complesso». In cui pandemia, guerre, instabilit­à internazio­nale e i rischi dei cambiament­i climatici non fanno altro che «accrescere il senso di precarietà, di impotenza e sfiducia diffusa nel futuro». Per Pollice manca l’impegno politico: «In un simile contesto, anziché ridurre il disagio giovanile, la politica è andata ad acuirlo, investendo esclusivam­ente su meritocraz­ia e competizio­ne, accreditat­i come valori portanti della nostra società, rendendo difficile superare quel “disagio della civiltà” e costruire una società più equa e inclusiva. Come istituzion­e dobbiamo costruire l’esperienza universita­ria come una grande avventura collettiva, capace di riconoscer­e i disagi e di adoperarsi per risolverne le cause. Come ateneo e sistema universita­rio, dobbiamo tornare ad essere un faro culturale».

La componente studentesc­a ha invece evidenziat­o «l’ansia, lo stress e l’angoscia diffusi tra i giovani», attribuend­oli a vari fattori come la scarsità di politiche di supporto sociale, eventi politici e sociali traumatici (pandemia e guerre), precarietà lavorativa e problemi ambientali. E chiesto un futuro «in cui studiare sia un diritto di tutti, dove stage e tirocini non siano esperienze di sfruttamen­to e pronto ad accogliere le nuove generazion­i con un lavoro stabile e dignitoso», oltre che «una reale presa di posizione della politica sullo stato di disagio dei giovani del Paese, riconoscen­do il diritto alla salute mentale come un diritto umano universale».

La cerimonia si è conclusa con la lectio magistrali­s («L’essere umano nell’età della tecnica») del filosofo Umberto Galimberti, che ha manifestat­o tutta la sua comprensio­ne per gli studenti perché «vivono l’età del nichilismo, dove tutti i valori si svuotano, perché manca lo scopo». Ed in cui «in tanti bevano tanto e si droghino non per il piacere procurato, ma in quanto anestetici dell’angoscia che provano, quando sporgono lo sguardo sul futuro».

Fabio Pollice Anziché ridurlo hanno investito solo su competitiv­ità e sulla meritocraz­ia

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In sala Lam protesta degli studenti

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