Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Pollice ricorda Julie e attacca i politici «Acuiti i disagi sociali»
Anno accademico, protesta degli studenti
«Il suicidio della nostra studentessa francese - senza alcun dubbio la pagina più triste del mio mandato - ha rafforzato il convincimento che la questione del disagio giovanile dovesse costituire il tema conduttore non solo dell’inaugurazione di quest’anno, ma anche del nostro impegno istituzionale». È con il ricordo della ventiseienne Julie Tronet, giunta a Lecce nell’ambito del programma Double Degree per studiare Filosofia, suicidatasi lo scorso ottobre dopo avere raccontato di avere subito una presunta violenza sessuale, che il rettore Fabio Pollice ha inaugurato il 69esimo anno accademico dell’Università del Salento.
Il tema doveva essere quello del «disagio giovanile», ma si è infine optato per una tematica più generica (i «Disagi della civiltà»), perché - ha spiegato Pollice nel suo intervento - «il disagio giovanile non è che un aspetto di un disagio più profondo, che riguarda la civiltà umana nel suo complesso». In cui pandemia, guerre, instabilità internazionale e i rischi dei cambiamenti climatici non fanno altro che «accrescere il senso di precarietà, di impotenza e sfiducia diffusa nel futuro». Per Pollice manca l’impegno politico: «In un simile contesto, anziché ridurre il disagio giovanile, la politica è andata ad acuirlo, investendo esclusivamente su meritocrazia e competizione, accreditati come valori portanti della nostra società, rendendo difficile superare quel “disagio della civiltà” e costruire una società più equa e inclusiva. Come istituzione dobbiamo costruire l’esperienza universitaria come una grande avventura collettiva, capace di riconoscere i disagi e di adoperarsi per risolverne le cause. Come ateneo e sistema universitario, dobbiamo tornare ad essere un faro culturale».
La componente studentesca ha invece evidenziato «l’ansia, lo stress e l’angoscia diffusi tra i giovani», attribuendoli a vari fattori come la scarsità di politiche di supporto sociale, eventi politici e sociali traumatici (pandemia e guerre), precarietà lavorativa e problemi ambientali. E chiesto un futuro «in cui studiare sia un diritto di tutti, dove stage e tirocini non siano esperienze di sfruttamento e pronto ad accogliere le nuove generazioni con un lavoro stabile e dignitoso», oltre che «una reale presa di posizione della politica sullo stato di disagio dei giovani del Paese, riconoscendo il diritto alla salute mentale come un diritto umano universale».
La cerimonia si è conclusa con la lectio magistralis («L’essere umano nell’età della tecnica») del filosofo Umberto Galimberti, che ha manifestato tutta la sua comprensione per gli studenti perché «vivono l’età del nichilismo, dove tutti i valori si svuotano, perché manca lo scopo». Ed in cui «in tanti bevano tanto e si droghino non per il piacere procurato, ma in quanto anestetici dell’angoscia che provano, quando sporgono lo sguardo sul futuro».
Fabio Pollice Anziché ridurlo hanno investito solo su competitività e sulla meritocrazia