Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Fichi d’india al posto degli ulivi In Puglia così cambia la tradizione
Nell’immaginario comune di una Puglia rurale le piante di Fico d’india sono parte integrante di un paesaggio attrattivo; sono ispirazione per t-shirt che richiamano alle tipicità pugliesi. Poco usati ancora in cucina e totalmente ignorati come fonte di energia. Eppure, come spiega Andrea Ortenzi, Chief executive officer e fondatore di Wakonda, «dal fico d’india si recupera tutto, dall’agroalimentare alle energie innovative è possibile avere un prodotto a zero scarti». In effetti in località Torre Chianca a pochi chilometri da Lecce, lì dove un tempo c’era un’estensione di sei mila alberi di ulivo, oggi è sorta una produzione intensiva di fichi d’India. Lì dove un tempo si produceva olio extravergine d’oliva, a causa dell’arrivo della xylella fastidiosa, è stato necessario modificare la destinazione agricola di un’area di circa quaranta ettari che oggi vive una nuova stagione produttiva. Da pochi mesi sono stati impiantati filari di fichi d’india e grazie a una collaborazione con l’università di Pisa è in corso un progetto di mappatura e ricerca per validare scientificamente le proprietà di questa pianta per troppo tempo sottovalutata.
Si tratta di una pianta dalla grande adattabilità in condizioni estreme e i cambiamenti climatici in corso con il conseguente aumento delle temperature rendono il fico d’india assolutamente compatibile con le condizioni pedoclimatiche pugliesi. È così che da un terreno falcidiato dalla xylella è arrivata una grande novità produttiva con una forte prospettiva di crescita visto che da queste piante si possono ottenere «Da una materia prima di base, tanti prodotti: acqua aromatizzata, succhi, base per prodotti cosmetici e nutraceutici dalla frazione liquida; farina per uso alimentare, mangimi altamente proteici per alimentazione animale, biogas-biometano da quella solida.
Infine, gli zuccheri contenuti nel ficodindia possono essere utilizzati per ottenere prodotti secondari come alcool o alcuni polimeri o tutto il cladode può essere utilizzato per ottenere biogas». In più un campo di Fichi d’India fa bene all’ambiente poiché si tratta di piante che catturano la Co2.