Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«In Puglia scuole più competitive»
Roberto Romito, presidente dell’associazione dei presidi, demarca la linea «Così si può valorizzare maggiormente l’offerta formativa e agevolare le scelte»
Con l’avvicinarsi del termine ultimo per le iscrizioni al prossimo anno scolastico, le scuole di ogni ordine e grado organizzano delle giornate di orientamento e di apertura al pubblico. Li chiamano «Open Days», occasioni in cui poter illustrare in maniera dettagliata l’offerta formativa degli istituti e mostrare ai potenziali iscritti gli spazi, i laboratori, gli ambienti e le attività che le scuole propongono. Ogni scuola è diversa dalle altre. «Si tratta di iniziative positive dal momento che la scuola si apre al mondo esterno. Sono occasioni per portare fuori dalle mura scolastiche le proprie peculiarità e i propri punti di forza», afferma Roberto Romito, presidente regionale dell’Anp, l’associazione nazionale dei dirigenti scolastici.
Possiamo parlare di una «scuola in vetrina»?
«Sicuramente è una occasione che tutte le scuole, dalla primaria alle secondarie di secondo grado, colgono per presentare i propri indirizzi di studio. Ma non parlerei di “vetrina”, a maggior ragione alla luce dell’ultima legge sul dimensionamento scolastico».
Perché?
«Se oggi c’è competitività per acquisire anche l’ultima iscrizione possibile, in virtù della nuova legge sul dimensionamento scolastico le scuole funzioneranno a prescindere dal numero di iscritti. Lo auspicavamo da tempo. Ora ci si potrà concentrare veramente sull’offerta formativa».
Ritiene che l’approfondita specializzazione di alcuni indirizzi scolastici possa avvenire a discapito delle discipline di base, come la lingua italiana o la matematica?
«Se un problema di questa natura esiste, esso si verifica in particolare nel segmento delle scuole medie. Gli studenti che passano dalla scuola primaria alla secondaria si ritrovano in ambienti del tutto diversi con regole molto diverse e ne risentono. Non è un caso che nella lettura e nella matematica i bambini italiani raggiungano risultati nella media europea mentre la preparazione degli studenti delle scuole medie sono al di sotto della media europea.
E questo non rende più difficile il percorso nella scuola superiore?
«I dati Invalsi ci rivelano l’esistenza della dispersione implicita: una parte non trascurabile dei nostri diplomati non raggiungono i livelli di competenza che dovrebbero acquisire al termine del percorso di studi».
Tornando al tema degli Open Days, non pensa che concentrare tutte le aperture straordinarie in un periodo di tempo ristretto possa generare confusione nello studente?
«La scelta è quella di concentrare le attività in quel periodo di tempo in cui gli studenti e le loro famiglie sono chiamati a decidere. È opportuno, tuttavia, farsi una idea del futuro già prima. La scuola media dovrebbe avere anche la funzione di orientare lo studente nella scelta della scuola superiore ma questa funzione viene esercitata in maniera rozza».