Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Tacconi torna in tv senza stampelle Il fisiatra: «Io interista, quanti sfottò»
Michele Gravina racconta la riabilitazione dell’ex portiere della Juve In cura per quattro mesi a San Giovanni Rotondo: «È stato bravissimo»
FOGGIA «Quando era ricoverato presso nel nostro reparto aveva mostrato dei sintomi di ripresa e tutti noi, avevamo capito che ci sarebbe stato un miglioramento importante. Diciamo che Tacconi sta affinando un po’ le nostre aspettative». Sono le parole di Michele Gravina il medico fisiatra dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo che ha seguito Stefano Tacconi, l’ex portiere della Juventus e della Nazionale durante il suo lungo iter riabilitativo a seguito dell’emorragia celebrale che lo aveva colpito nell’aprile del 2022. Nell’ospedale di San Pio Tacconi era stato ricoverato il 21 giugno del 2023 ed è stato dimesso il 28 ottobre dopo quattro mesi intensi. Tacconi ora è tornato camminare come ha raccontato in tv, a Silvia Toffanin, durante una puntata di
Verissimo una delle trasmissioni Mediaset.
Dottore ve lo aspettavate? «Diciamo che sul suo potenziale recupero eravamo ottimisti. Vederlo in piedi, dopo tutti quei mesi in ospedale per tutti noi è stato molto emozionante. Durante il suo iter riabilitativo a Casa Sollievo della Sofferenza avevamo capito che la sua situazione clinica e, soprattutto, motoria era in continua evoluzione ed eravamo ottimisti su un suo recupero. Diciamo che ora sta affinando un po’ quanto ci aspettavamo e speravamo».
Che paziente è stato Tacconi?
«Quando era ricoverato da noi è stato un esempio anche per gli altri ammalati. Ha mostrato una tenacia e una forza incredibile. Sfido chiunque nelle sue condizioni, dopo quello che gli era accaduto, e che aveva fatto altri percorsi in altri ospedali, rimanere altri quattro mesi in un’altra struttura sanitaria. Ha mostrato anche questa volta di essere il numero uno. Ma devo dire, numero uno anche dal punto di vista umano. Non si è mai negato, infatti, ad un autografo o ad una foto con gli altri pazienti e con il personale dell’ospedale».
Sono stati alcuni mesi difficili per l’ex portiere della Juventus?
«Ha avuto, come è comprensibile, alti e bassi. Anche dal punto di vista emotivo. Abbiamo dovuto stimolarlo continuamente, venendo incontro alle sue esigenze. Anche se le esigenze primarie, lo capite bene, erano quelle cliniche che, a volte, cozzavano con quelle personali. Un iter riabilitativo, nelle sue condizioni, non è un percorso semplice. Ci sono stati giorni difficili, alcuni molto difficili, ma l’equipe ha sempre lavorato al meglio riuscendo ad ottenere anche, in quei periodi, risultati rilevanti. Sono percorsi lunghi e che si raggiungono a piccoli passi. Ci vuole molta pazienza e, soprattutto, tanta volontà. La sua tenacia lo ha premiato perché possiamo dire che Tacconi ha raggiunto dei risultati importanti».
Come è stato il vostro rapporto?
«È stato ed è ancora oggi un bel rapporto, un rapporto di amicizia. Ci siamo sentiti attraverso una video chiamata il giorno di Natale per farci gli auguri, per parlare di calcio e per scherzare. Anche quando era ricoverato da noi in ospedale mi prendeva in giro perché io sono un tifoso dell’Inter e lui spesso scherzando mi diceva ‘guarda un po’ mi doveva toccare proprio un medico interista’. Non perdeva occasione per ironizzare sulla mia fede calcistica. Ci siamo sentiti anche alla vigilia della partita Monza-Inter di qualche giorno fa. Come al solito ha iniziato a prendermi in giro e gli ho detto di non gufare altrimenti ci faceva perdere. Invece abbiamo vinto per cinque reti a una. Diciamo che in quell’occasione ci ha portato fortuna».
Come è stato vederlo in tv parlare del suo recupero e vederlo in piedi e non più su
❞ Un’emozione Vederlo camminare, dopo quello che ha passato, è stata una emozione molto forte per tutti coloro che in ospedale gli sono stati vicini
una carrozzina?
«Come detto siamo sempre stati ottimisti sul suo recupero. Ma è innegabile che vederlo in televisione per tutti quelli che, nei quattro mesi, gli sono stati vicini è stata una emozione molto forte. Siamo molto contenti. Possiamo dire che anche noi e l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo siamo un pezzettino di quel puzzle che rappresenta la ripresa clinica e neuromotoria di Stefano Tacconi».