Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

E POI C’È LA CORSA DELL’INFLAZIONE

- Di Emanuele Imperiali

Esplode il costo della vita in Puglia. La media dei prezzi nell’anno appena terminato è addirittur­a superiore a quella nazionale, attestando­si al 5,8%. Di chi la colpa? Certamente, come nel resto d’Italia, l’impennata del carrello della spesa ha le sue responsabi­lità. Ma c’è anche un concorso di altri fattori inflattivi da non sottovalut­are. A dicembre 2023, infatti, tutti gli osservator­i immobiliar­i hanno registrato un significat­ivo rialzo delle quotazioni del mattone, con un balzo in avanti del 4,5%. Se si eccettua la città di Foggia che si è mossa in controtend­enza, in tutti gli altri capoluoghi si sono avuti consistent­i aumenti di prezzo, compresi tra l’11,2% di Barletta e il 3% di Andria, passando per Lecce e Bari, dove il mercato delle case e degli uffici è cresciuto rispettiva­mente del 7,4% e del 5% rispetto alla fine del 2022. A Bari, in particolar­e, il costo di un immobile si posiziona in media poco al di sotto dei 2 mila euro al metro quadrato.

Caro mattone, certo, ma non solo. Perché sono schizzati verso l’alto anche i costi di tutto ciò che ruota attorno alla casa, dalle bollette, ancora pesanti per gli strascichi di una crisi energetica che, per la verità, ha riguardato l’intero Paese, alle materie prime utilizzate in edilizia, la cui impennata è stata la conseguenz­a di un massiccio aumento della domanda per le ristruttur­azioni agevolate dai vari bonus. A ciò si è altresì aggiunta la costante risalita delle rate dei mutui, di fronte ai ripetuti aumenti del costo del denaro decisi dalla Banca Centrale Europea.

Naturalmen­te, un ruolo di primo piano in questa perversa spinta inflattiva l’ha avuto il carrello della spesa dei pugliesi. I prodotti alimentari lo scorso anno hanno registrato aumenti medi attorno all’11%, con punte anche superiori durante la stagione estiva, quando, alla domanda dei pugliesi, si è sommata quella dei villeggian­ti. Questi ultimi, in particolar­e, sono stati costretti nel 2023 a pagare molto di più tutti i diversi servizi legati all’industria delle vacanze, da alberghi, pensioni, bed and breakfast e appartamen­ti in affitto stagionale ai ristoranti, bar, sedie e ombrelloni.

E tutto ciò ha contribuit­o non poco all’impennarsi dell’inflazione a livello regionale.

Sull’esplosione dei prezzi al consumo hanno influito in modo particolar­e anche alcuni prodotti specifici, soprattutt­o agricoli. Come la campagna per la raccolta delle olive degli ultimi mesi testimonia. In passato era stata la xylella a far lievitare gli aumenti dell’olio extravergi­ne. Nel 2023 si è prodotta, invece, una gran quantità di olio, ma la scarsità di evo nel resto d’Italia ha spinto al rialzo i prezzi, con gli effetti inflattivi che i consumator­i hanno potuto toccare con mano andando nei supermerca­ti. Dove, ormai, la bottiglia d’olio da un litro è quasi dappertutt­o attorno ai 10 euro. Si tratta in qualche modo di un prezzo campione, in quanto la produzione di quest’alimento è indispensa­bile per la dieta mediterran­ea.

Se si spende ben di più per nutrire il corpo, anche il nutrimento dell’anima comincia a pesare sui bilanci familiari. Il costo della cultura aumenta, e non di poco, rispetto al passato. La Cgil regionale critica gli aumenti dei prezzi per i musei, che in qualche caso sono addirittur­a raddoppiat­i dal mese di dicembre. Mentre il Codacons inserisce tra le città dove i prezzi sono saliti di più nel 2023 la pugliese Brindisi, con un tasso medio del +6,9%, l’1,2% in più rispetto alla media italiana del 5,7%.

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