Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Melucci verso la sfiducia, la mozione tocca tredici firme E il Pd espelle tre consiglieri
Caos e veleni a Taranto. In aula è scontro sui Giochi
Il sindaco di Taranto è ormai un’anatra zoppa. Come dimostrato nelle ultime due sedute del consiglio comunale Rinaldo Melucci non è più sostenuto da una maggioranza politica, e anche numerica, che gli consenta di guardare al futuro della sua legislatura con fiducia.
Ieri, inoltre, con il raggiungimento delle 13 firme necessarie, è stata depositata alla cancelleria di Palazzo di città la mozione di sfiducia contro il primo cittadino, atto che accentua la crisi politica innescata proprio da Melucci con la decisione di abbandonare il Pd - che l’aveva candidato - e di iscriversi a Italia Viva, da cui poi si è autosospeso, allargando la maggioranza consiliare e, di fatto, rovesciandola rispetto all’esito delle elezioni. Oggi la coalizione di centrosinistra uscita vincente alle ultime amministrative s’è tutta trasferita all’opposizione e Melucci ha dovuto rivolgersi a singoli consiglieri per tentare di avere una raccogliticcia platea maggioritaria, ma senza riuscirci. Arriva al massimo a 15 voti, 16 con lui, ma ne sono richiesti 17. Le ultime tre firme alla mozione di sfiducia si sono aggiunte ieri mattina. Sono quelle dei due consiglieri del Pd Lucio Lonoce e Vincenzo Di Gregorio, i più suffragati alle elezioni, i quali a dicembre avevano votato contro il bilancio di previsione aderendo alle indicazioni delle segreterie regionale e provinciale. Nel frattempo la commissione di garanzia del Pd ionico ha espulso i consiglieri Boshnjaku, De Martino e Papa che, al contrario delle indicazioni, avevano votato a favore del bilancio. Poi ha firmato anche Gianni Liviano, ex capogruppo dem e passato al gruppo misto. Ora la mozione, per sfiduciare in via definitiva il sindaco, deve passare entro 30 giorni dall’aula del consiglio comunale e qui decato ve trovare 17 consiglieri che la votino.
L’iniziativa della mozione è stata dei consiglieri civici Massimo Battista e Luigi Abbate ai quali si è subito affianil centrodestra (FdI, Lega, Svolta Liberale e Forza Italia). Dopo il raggiungimento di quota 13 sostengono che «dopo mesi di agonia, ci aspettiamo un atto di coerenza, di coraggio e di amore per la comunità tarantina da parte di tutti i colleghi: i cittadini non meritano un’amministrazione completamente bloccata che non è in grado di dare risposte».
Ieri, intanto, l’assemblea cittadina s’è riunita in seduta monotematica sui Giochi del Mediterraneo. Un appuntamento nel quale il sindaco, dopo aver puntualizzato che «la mia morte politica è stata sancita a Roma quando davanti al notaio ho firmato per la nascita della nuova governance», ha bastonato Pd, Verdi, 5 stelle, Con. Di fronte a questi colpi, peraltro scontati e attesi, la segretaria provinciale dem Anna Filippetti parla di ennesima giravolta politica del sindaco Melucci sottolineando «sia il tenore delle parole utilizzate sia la sua capacità di cambiare sempre e costantemente la sua posizione politica, a questo punto la verità delle cose, senza dignità e nessuno straccio di coerenza. Il suo atteggiamento di oggi, anche nell’attacco al Emiliano e al senatore Turco, nonostante il loro grande lavoro per portare a Taranto manifestazione, soldi è offensivo e ingrato».