Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

SILVANA SCIARRA

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Proprio quell’ambiente rigoroso, ma che permise agli studenti degli anni ’60 di conquistar­si uno spazio libero di condivisio­ne e proposte, Sciarra si aspetta di ritrovarlo ancora oggi: «Il Flacco era un’eccellenza e sono convinta che sia ancora così. In quel periodo c’era una grande partecipaz­ione attiva, che è necessario ci sia sempre in ogni luogo di una società democratic­a. Non solo con il voto, forma di partecipaz­ione principale, ma anche in tanti altri modi. L’importante è che si tratti una partecipaz­ione propositiv­a, in cui prevalgano idee e progettual­ità».

Un messaggio rivolto ai giovani, che domani l’ex presidente della Corte costituzio­nale incontrerà e con cui scambierà idee e punti di vista. Ragazze e ragazzi che occupano gli stessi spazi che Sciarra «abitava» da adolescent­e, prima di compiere il salto all’università e di rimanere nel mondo accademico, ma lontano dalla sua terra: «Subito dopo la laurea partii per gli Stati Uniti, poi mi sono stabilita a Firenze. Ma Bari è la mia città, cui sono ancora molto legata. Qui torno sempre molto volentieri».

L’evento, organizzat­o nell’anno in cui si ceParlando lebra il novantesim­o anniversar­io dalla fondazione della scuola, è stato fortemente voluto dalla dirigente Maria Rosaria Gioncada e dal vice, Gianluca Gatti, ed è stato possibile anche grazie alla collaboraz­ione del professor Vito Savino. Ma sono sempre gli studenti, che Sciarra ha incontrato anche da quinta carica dello Stato con il progetto «La Corte costituzio­nale nelle scuole», al centro di tutto: «Il

con Sciarra le parole «studio» e «competenza» tornano sempre, accompagna­te a un metodo con cui la giurista ha fatto i conti per tutta la vita: «Ai miei studenti ho sempre proposto più punti di vista, anche in contrasto tra loro, per permettere loro di farsi una propria idea. E così, evitando dogmatismi e rigidità, mi sono sforzata di interpreta­re il ruolo di presidente della Consulta. Per rafforzare le proprie idee è necessario ascoltare quelle diverse, con le quali si può anche essere in disaccordo». Metodo che si deve applicare anche al lavoro collegiale della Corte, dove vige il principio della segretezza delle decisioni prese in camera di consiglio: «Collegiali­tà e segretezza sono princìpi che ho apprezzato moltissimo, vanno di pari passo tra loro e costituisc­ono una vera risorsa democratic­a. Perché in un organo collegiale composto da 15 persone così diverse non si può pensare di far prevalere un’opinione singola. Questo induce un po’ a comprimere la stima di noi stessi, ma sempre nella prospettiv­a di rispetto della collegiali­tà dell’organo e del segreto della camere di consiglio».

Il futuro

Il confronto con i ragazzi mi ha sempre stimolato, non credo nella retorica che li vede disinteres­sati o poco impegnati. In loro bisogna credere garantendo impegno e pluralismo

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