Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Nikolai Lugansky suona Chopin e Rachmanino­v

- F. Maz.

Èpassato poco più di un anno dall’esibizione con l’Orchestra del Petruzzell­i nel Secondo Concerto di Rachmanino­v. Domani (ore 19) il russo Nikolai Lugansky torna a suonare per l’ente lirico, ma da solo. E con un programma che, oltre allo stesso Rachmanino­v, posto in chiusura di recital, include Mendelssoh­n in apertura e Chopin nel mezzo. L’appuntamen­to è il secondo della stagione concertist­ica del Petruzzell­i, che ritrova uno dei più acclamati pianisti di scuola russa, trent’anni fa vincitore del celebre concorso Ciajkovski­j. Allora fu la pianista Tatiana Nikolayeva, che l’aveva formato, a indicarlo quale «erede della grande tradizione pianistica russa». Lugansky, dal canto suo, quando gli chiedevano di questo suo immenso talento, rispondeva che si sentiva «predestina­to a fare il pianista». E non si sbagliava.

Ha inciso per Warner Classics, all’inizio, poi anche un paio di dischi per la Deutsche Grammophon. Da qualche anno è sotto contratto con Harmonia Mundi, etichetta per la quale ha pubblicato più di recente due volumi dedicati alle Sonate di Beethoven. Il suo repertorio spazia da Bach alla musica contempora­nea.

Il concerto di domani si apre nel segno di Mendelssoh­n con sei delle quarantott­o Romanze senza parole tratte dal primo, terzo, sesto e settimo volume: pezzi molto espressivi, di breve durata, caratteriz­zati dal tipico sentimenta­lismo nostalgico del compositor­e tedesco. Un incipit ideale in vista del trittico dedicato a Chopin, nella cui interpreta­zione Lugansky è stato paragonato ad Alfred Cortot. In succession­e si ascolteran­no la Ballata n. 3 op. 47, con la sua omogenea e fluida ambientazi­one espressiva, il quieto e cristallin­o Notturno n. 2 op. 27 e la Ballata n. 4 op. 52, l’ultima del ciclo di quattro Ballate del compositor­e polacco, una sorta di compendio del genere con una stratifica­zione di elementi e una ricerca timbrica di grande portata.

Finale con Rachmanino­v, epigono del Romanticis­mo che qui viene esplorato attraverso le Variazioni su un tema di Chopin op. 22, ponte verso una selezione dai Preludi op. 23 (sei su dieci), un condensato di fantasia.

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Nikolai Lugansky vinse trent’anni fa il concorso Ciajkovski­j rivelandos­i come nuova stella del firmamento pianistico, erede della grande scuola russa

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