Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«People», Ottaviano e i suoi in stato di grazia

- Di Fabrizio Versienti

Da qualche tempo Roberto Ottaviano alimenta il suo fuoco creativo cercando di riportare in vita la passione, la rabbia e la bellezza del miglior jazz del Novecento. Quello tra anni Sessanta e Settanta, segnato dalla massima libertà formale e d’ispirazion­e, dalla scoperta della «musica del mondo», dalla lotta contro il razzismo, da un’incessante ricerca spirituale. Il nuovo disco del 66enne sassofonis­ta e compositor­e barese, People, è un po’ la summa di tutto questo. Un’ora di musica registrata dal vivo tra il 2022 e il 2023 durante vari concerti in Italia, Svizzera, Slovenia, Svezia e Finlandia e pubblicata dalla Dodicilune all’inizio del nuovo anno; in scaletta otto brani (cinque originali di Ottaviano e tre ripresi da altri autori) mai incisi prima dal gruppo Eternal Love, quintetto ormai consolidat­o dove, al fianco del leader al sax soprano, troviamo il romano Marco Colonna al clarinetto basso, musicista prodigioso che a tratti ricorda Eric Dolphy e che si amalgama perfettame­nte con il suono acuto e luminoso di Ottaviano. Anzi, il loro modo di completars­i a vicenda ricorda altre storiche front-line del jazz, a cominciare da quella formata per un breve e intenso periodo dallo stesso Dolphy con John Coltrane. L’inglese Alexander Hawkins è un pianista formidabil­e, che ha la libertà e la potenza di Cecil Taylor unite all’eleganza di Ellington, una vena free speziata e «riscaldata» dalla sua conoscenza della musica africana. E la sezione ritmica formata da Giovanni Maier al contrabbas­so e Zeno De Rossi alla batteria è quanto di meglio possa offrire il jazz italiano. People è una raccolta di ritratti e di memorie; a cominciare da At the Wheel Well di Nikos Kypourgos, brano tratto dalla colonna sonora del film The Cistern di Christos Dimas, «graffiti» di una Grecia primi anni Settanta in mano al regime dei colonnelli e proiettata fuori dalla storia. A seguire, la danzante Mong’s Speakin’, scritta ricordando il trombettis­ta anglo-sudafrican­o Mongezi Feza, la breve e ipnotica Hariprasad (dedicata al flautista indiano Hariprasad Chaurasia), e ancora Callas, ritratto di diva che inclina all’oscurità e al dramma, Niki, corsa a rotta di collo che disegna un tema memorabile, arricchito dagli splendidi soli di clarinetto basso e soprano. Infine, gli ultimi tre episodi: Gare Guillemans dell’olandese Misha Mengelberg, sapido bozzetto New Orleans dove la tradizione viene corrosa dall’interno dal canto ebbro e sbilenco di Ottaviano; Ohnedaruth, omaggio a Coltrane e a Elvin Jones, ma anche agli inglesi Keith Tippett e Louis Moholo; e Caminho das aguas del brasiliano Rodrigo Manhero, uno di quei temi «epifanici» dove la melodia e la danza servono a riscaldare il cuore prima del commiato. Questo disco, così ricco di pìetas e di umanità, di bellezza e di forza espressiva, è la testimonia­nza preziosa dello stato di grazia di cinque grandi musicisti che rifiutano di omologarsi alla vacuità del momento. Il produttore Maurizio Bizzochett­i e l’etichetta salentina Dodicilune, come sempre, diffondono il messaggio. Con amore.

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Lo splendido nuovo album di Roberto Ottaviano Eternal Love, «People» (Dodicilune Dischi, Lecce 2024). Sotto, un intenso ritratto del sassofonis­ta e compositor­e (Bari, 1957)
Album Lo splendido nuovo album di Roberto Ottaviano Eternal Love, «People» (Dodicilune Dischi, Lecce 2024). Sotto, un intenso ritratto del sassofonis­ta e compositor­e (Bari, 1957)
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