Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
COME ACCORCIARE LE LISTE D’ATTESA
L’inchiesta di Trani – con un medico e un’infermiera arrestati con l’accusa di aver intascato cento euro a paziente per far saltare la coda delle liste d’attesa - dice che si è perso di vista il valore del servizio. E che ogni persona può esercitare un’immorale speculazione su malati inermi. Per la gravità degli atti compiuti, coloro che si sono macchiati dei reati di cui sopra dovrebbero subito essere sospesi e poi, se condannati, mandati via per sempre. Le vittime e la Asl, invece, dovrebbero costituirsi parte civile nell’eventuale processo per i danni subiti, affinché l’eventuale pena abbia un effetto più pesante per i responsabili. Non si tratta di vendetta, sia chiaro, ma di giustizia.
La natura del problema è nelle liste di attesa, tema al quale sia la Regione che i dirigenti generali delle Asl non hanno mai voluto dare il giusto peso, nonostante l’accordo StatoRegioni. Esso prevede, infatti, «l’apertura delle strutture anche nelle ore serali e durante il fine settimana sia nell’ambito delle attività istituzionali che attraverso prestazioni aggiuntive», «l’utilizzo delle grandi apparecchiature di diagnostica per immagini per l’80 per cento della loro capacità produttiva» e persino l’acquisto, sia pur in percentuale assai limitata, di prestazioni in intramoenia. Ma, fatto davvero importante, in presenza di liste di attesa, l’accordo impone il blocco dell’attività intramuraria. Il punto 2.16 dice chiaramente che «in caso di superamento del rapporto tra attività in libera professione e in istituzionale sulle prestazioni erogate e/o di sforamento dei tempi di attesa massimi già individuati dalla Regione, si attua il blocco dell’attività libero professionale».
Qualcuno obietterà che è questione di soldi, ma non si può escludere che sia anche di organizzazione del lavoro. Bloccare l’intramoenia in presenza di dilatati tempi di attesa è, innanzitutto, una norma di civiltà, di uguaglianza sociale che innerva il diritto alla salute del cittadino secondo l’articolo 32 della Costituzione. Non è un principio discrezionale interpretabile secondo volontà politica o intendimenti manageriali. La norma è applicabile senza ulteriore indugio e i responsabili non possono far finta che non esista senza rischiare comportamenti omissivi.
Nelle condizioni in cui è la sanità pugliese, sospendere l’intramoenia nei settori dove vi sono lunghe liste di attesa è semplicemente necessario, indispensabile. Certo, i medici obietteranno e capiamo le loro obiezioni, ma esse possono reggere al confronto con il diritto alla salute del malato? È una domanda che giriamo ai sindacati di categoria e all’Ordine dei medici.