Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Rapinata davanti alla figlia «Ho implorato quel bandito di non puntarle la pistola»
Cerignola, raid in tabaccheria. La piccola, 7 anni, nascosta dietro un mobile
«Uno choc vedere quella persona che mi puntava una pistola in faccia e per giunta davanti a mia figlia. Speravo che prendesse i soldi e se ne andasse presto. Avevo paura che potesse accadere qualcosa alla bambina». Alessandra Unico, titolare con il marito Alfredo della rivendita di tabacchi in via di Vittorio a Cerignola, è ancora scossa per la rapina subita lunedì sera quando, poco dopo le otto, una persona, con il volto coperto e armata di pistola, è entrata nei suoi locali minacciandola. In quel momento nella tabaccheria vi era la donna, sua figlia che ha sette anni e la sorella.
Alessandra Unico Ho preferito mandarla a scuola per farla stare con le sue amiche ma è ancora scossa
Ha avuto paura?
«Molta paura, soprattutto perché mio marito si era assentato per fare delle commissioni per l’attività».
Quando è entrato il rapinatore lei cosa ha fatto?
«Erano da poco passate le otto quando questa persona è entrata. Ha lasciato la bici elettrica davanti all’ingresso. Era incappucciata e mi ha puntato subito una pistola minacciando di volere i soldi che erano nel registratore di cassa e i gratta e vinci. Io, ripeto, ho avuto paura soprattutto per mia figlia. Temevo che potesse farci del male e che potesse far del male a mia figlia. Non sapevo come poteva reagire la bambina alla visione di quella pistola».
Ha temuto che potesse accadere come avvenuto a Foggia dove, nel corso di una rapina, è stata uccisa una tabac
caia?
«Tutto è durato pochi minuti. Ma sono stati attimi di vero terrore. Ho pensato a tante cose, e avevo tanta paura per mia figlia. Ho sperato che quel rapinatore se ne andasse il più presto possibile. Quando mi ha puntato la pistola gli ho detto di non fare fesserie. Gli ho ripetuto più volte di prendersi tutto quello che voleva - soldi, gratta e vinci, tutto - ma non doveva fare fesserie e che se ne doveva andare il prima possibile».
In quegli attimi sua figlia cosa faceva?
«Quando ha visto che quell’uomo mi puntava la pistola ha gridato e si è nascosta dietro un mobile, è stato un momento terribile per me. Perché temevo che il rapinatore potesse farle del male. Così ho cercato di guardare mia figlia e le ho fatto l’occhiolino. Ho cercato di tranquillizzarla quasi facendole capire che era tutto un gioco. Avevo paura che potesse fare qualcosa e che il rapinatore le facesse male. Sono stati attimi di vero terrore».
Poi il rapinatore, fortunatamente, è andato via.
«Sì, poi è andato via e la paura è scemata. Almeno un po’. Ho abbracciato mia figlia. Mi veniva da piangere ma ho resistito per non far preoccupare ancora di più la bambina».
La paura è stata maggiore perché eravate sole.
«Eravamo sole, certo. Ma, forse, ripensandoci a mente fredda è stato meglio così. Non so quale potrebbe essere stata la reazione di mio marito, da padre, nel vedere sua figlia minacciata da una pistola».
Ieri ha riaperto nuovamente. Non ha paura?
«La paura c’è ancora. Ma non potevamo non riaprire, è la nostra attività. Non possiamo non aprire. Dobbiamo andare avanti e non possiamo farci abbattere. Noi abbiamo sempre lavorato e ora andremo avanti più forti di prima».
Per concludere: sua figlia come sta?
«Ancora un po’ scossa. Oggi (ieri per chi legge, ndr) è andata a scuola. Ho pensato che sarebbe stata meglio farla tornare alla normalità, alla quotidianità il più presto possibile. Forse farla parlare della rapina anche con le amiche l’aiuterà a dimenticare questa brutta avventura al più presto».