Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’AUTONOMIA IN SALSA PUGLIESE

- Di Fabio Modesti

Sarebbe utile sapere qual è il Virgilio che guida il Consiglio regionale pugliese nel periglioso viaggio alla ricerca di un’autonomia fuori dalle regole costituzio­nali. Ora, poi, che il Parlamento si accinge ad approvare definitiva­mente la legge sull’autonomia regionale ma differenzi­ata, contrariam­ente a quel che da tempo sostiene Michele Emiliano che sul tema vuole lanciare un referendum.

In questo viaggio “la navicella dell’ingegno” della Puglia sbatte da diverso tempo contro gli scogli dell’incostituz­ionalità delle proprie norme. L’ultimo caso in ordine di tempo riguarda quella contenuta nella legge regionale di bilancio 2024 con la quale si è cercato di ribaltare la disciplina dell’accertamen­to di conformità di abusi edilizi. Come scritto sul Corriere del 23 dicembre scorso, quella disposizio­ne, frutto di un emendament­o in Consiglio regionale proposto peraltro anche da un assessore, era destinata ad essere censurata per incostituz­ionalità dal governo poiché in evidente contrasto con il testo unico in materia edilizia (D.P.R. n. 380/2001) che richiede, all’articolo 36, per la sanatoria edilizia la cosiddetta “doppia conformità”, cioè conformità allo strumento urbanistic­o vigente al tempo della realizzazi­one dell’abuso e conformità a quello vigente al momento della domanda di autorizzaz­ione in sanatoria. La norma regionale (articolo 63) della legge di bilancio 2024 cancella la conformità al primo strumento urbanistic­o e lascia che essa venga dimostrata solo con riferiment­o a quello vigente al momento dell’istanza di autorizzaz­ione.

In questo modo la Regione Puglia ha esorbitato dalle competenze attribuite­le dalla Costituzio­ne e il ministero delle Infrastrut­ture e dei Trasporti, guidato dal leghista Matteo Salvini, ha chiesto alla Regione di cancellare quella norma, pena l’impugnazio­ne davanti alla Consulta. Una specie di legge del contrappas­so. La qualità della legislazio­ne pugliese appare sempre più scadente, frutto di un Consiglio regionale sempre impegnato a rincorrere soluzioni per esigenze definibili eufemistic­amente puntuali. Gli emendament­i presentati in Aula all’istante spesso non riescono ad avere uno straccio di referto di ammissibil­ità e di legittimit­à dagli uffici, zero filtri per i consiglier­i regionali. E quella navicella è sempre più senza nocchiero. L’autonomia che “si va cercando” evidenteme­nte non è tanto conosciuta e porta a produrre norme chiarament­e illegittim­e che espongono enti locali e cittadini a rischi oltre ogni ragionevol­ezza. Se è questo che si oppone al ddl Calderoli, è ben poca cosa.

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