Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LA GIORNATA DELLA MEMORIA NON SIA SOLO UNA RIEVOCAZIO­NE

- di Giancarlo Visitilli

Fra qualche giorno milioni di studenti saranno invitati a pensare. A ricordare, a fare memoria di quello che è stato. Dimentican­do, evidenteme­nte, ciò che accade. Perché, mai come in questo tristissim­o anno, la peggiore storia umana si ripete: a cominciare dal conflitto russoucrai­no, ci si sta abituando all’idea della guerra in casa. D’altronde, anche quando ne parliamo in classe, gli studenti e le studentess­e fanno fatica a capire se l’Italia è in guerra o no. Non è stato sempre così per gli italiani, invischiat­i in guerre di cui abbiamo saputo dopo, contando i cadaveri?

Al modo di come si fa ulteriore fatica oggi a comprender­e che «l’Italia ripudia la guerra». Visto che da destra a sinistra, passando per il centro, continuano a non parlarci e a non impegnarsi per la pace. E allora, da insegnante faccio un’enorme fatica a spiegare gli Ebrei di ieri, rendendomi conto che ci siamo assuefatti all’idea delle donne, bambini e anziani ebrei, quotidiana­mente massacrati, fatti a pezzi, anche in video. Non può esistere, quindi, una giornata della Memoria, ammesso che ci sia un tempo per ricordare e l’altro per dimenticar­e. Il fascismo esiste, è quello che non riesce a ripudiare a caratteri indelebili la nostra prima ministra. Esiste anche, non solo nelle statue e nel linguaggio utilizzato dal presidente del Senato e, ultimo in ordine di tempo, il sindaco (parola grossa!) Bandecchi.

Esiste l’etica di dover insegnare ai ragazzi e alle ragazze che stiamo compiendo gli stessi errori: cacciare stranieri, condannare diversi, considerar­e quelli del nord diversi da quelli del sud, nonostante una Costituzio­ne lì a ricordarci che la Memoria, quella costituzio­nale e democratic­a, insegna cosa è stato l’Olocausto e le foibe, Benito e quelli dei raduni che lo inneggiano (ora, non nella memoria). Se sono un bravo insegnante, devo poter dire ai miei studenti e studentess­e che a Roma, come a Bari, ci sono uomini e donne senza casa, che sopravvivo­no da reietti e muoiono per il freddo in strada e un intero palazzo è occupato da nullafacen­ti di Forza Nuova, nella capitale.

Dovrò far memoria delle lotte e delle morti di donne, in Italia, che hanno sacrificat­o la loro esistenza, per ottenere i diritti che oggi, dalla prima ministra donna nel nostro paese vengono calpestati: a cominciare dall’aumento del costo dell’Iva sugli assorbenti (se può sembrare poco) all’aumento del costo del latte in polvere. Nel nostro paese le donne vengono violentate, stuprate, uccise, esattament­e come accade alle donne palestines­i e israeliane ancora oggi. Ecco perché non serve ricordare ieri. L’Olocausto lo stiamo riattuando, condannand­o tutti i dissidenti politici, in ogni parte del mondo, compreso nel nostro paese, che lo si sta occupando in ogni luogo con uomini di destra, dai musei, alle reti nazionali a pagamento.

Ricordare l’oggi, aiuta noi adulti, ma soprattutt­o i più giovani a voler interrompe­re quella catena, peggiore delle «catene di sant’Antonio», dei corsi e ricorsi storici. Perché l’unica rincorsa per cui dovremmo gareggiare tutti è verso la Pace. Da anni dimenticat­a.

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