Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
LA GIORNATA DELLA MEMORIA NON SIA SOLO UNA RIEVOCAZIONE
Fra qualche giorno milioni di studenti saranno invitati a pensare. A ricordare, a fare memoria di quello che è stato. Dimenticando, evidentemente, ciò che accade. Perché, mai come in questo tristissimo anno, la peggiore storia umana si ripete: a cominciare dal conflitto russoucraino, ci si sta abituando all’idea della guerra in casa. D’altronde, anche quando ne parliamo in classe, gli studenti e le studentesse fanno fatica a capire se l’Italia è in guerra o no. Non è stato sempre così per gli italiani, invischiati in guerre di cui abbiamo saputo dopo, contando i cadaveri?
Al modo di come si fa ulteriore fatica oggi a comprendere che «l’Italia ripudia la guerra». Visto che da destra a sinistra, passando per il centro, continuano a non parlarci e a non impegnarsi per la pace. E allora, da insegnante faccio un’enorme fatica a spiegare gli Ebrei di ieri, rendendomi conto che ci siamo assuefatti all’idea delle donne, bambini e anziani ebrei, quotidianamente massacrati, fatti a pezzi, anche in video. Non può esistere, quindi, una giornata della Memoria, ammesso che ci sia un tempo per ricordare e l’altro per dimenticare. Il fascismo esiste, è quello che non riesce a ripudiare a caratteri indelebili la nostra prima ministra. Esiste anche, non solo nelle statue e nel linguaggio utilizzato dal presidente del Senato e, ultimo in ordine di tempo, il sindaco (parola grossa!) Bandecchi.
Esiste l’etica di dover insegnare ai ragazzi e alle ragazze che stiamo compiendo gli stessi errori: cacciare stranieri, condannare diversi, considerare quelli del nord diversi da quelli del sud, nonostante una Costituzione lì a ricordarci che la Memoria, quella costituzionale e democratica, insegna cosa è stato l’Olocausto e le foibe, Benito e quelli dei raduni che lo inneggiano (ora, non nella memoria). Se sono un bravo insegnante, devo poter dire ai miei studenti e studentesse che a Roma, come a Bari, ci sono uomini e donne senza casa, che sopravvivono da reietti e muoiono per il freddo in strada e un intero palazzo è occupato da nullafacenti di Forza Nuova, nella capitale.
Dovrò far memoria delle lotte e delle morti di donne, in Italia, che hanno sacrificato la loro esistenza, per ottenere i diritti che oggi, dalla prima ministra donna nel nostro paese vengono calpestati: a cominciare dall’aumento del costo dell’Iva sugli assorbenti (se può sembrare poco) all’aumento del costo del latte in polvere. Nel nostro paese le donne vengono violentate, stuprate, uccise, esattamente come accade alle donne palestinesi e israeliane ancora oggi. Ecco perché non serve ricordare ieri. L’Olocausto lo stiamo riattuando, condannando tutti i dissidenti politici, in ogni parte del mondo, compreso nel nostro paese, che lo si sta occupando in ogni luogo con uomini di destra, dai musei, alle reti nazionali a pagamento.
Ricordare l’oggi, aiuta noi adulti, ma soprattutto i più giovani a voler interrompere quella catena, peggiore delle «catene di sant’Antonio», dei corsi e ricorsi storici. Perché l’unica rincorsa per cui dovremmo gareggiare tutti è verso la Pace. Da anni dimenticata.