Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
A Gioia del Colle un Primitivo piccolo e buono
Pochi territori come quello che fa riferimento al Primitivo Doc Gioia del Colle possono vantare una concentrazione così numerosa di aziende che producono vini di alta qualità. Viticoltura fatta di piccoli numeri: appena 400 ettari con poco meno di 20 aziende che sfiorano complessivamente 2 milioni di bottiglie. Se piccolo è bello qui ci siamo. La media qualitativa produttiva è alta, frutto insieme della qualità del territorio e di intelligenza e sapienza produttiva. Appena un ventennio fa le aziende si contavano sulle dita di una sola mano, volendo esagerare. Il passo è stato enorme sia dal punto di vista qualitativo che da quello del riconoscimento nazionale ed internazionale. D’altronde le condizioni ci sono tutte : composizione calcarea dei terreni, ma soprattutto la loro altezza che raggiunge i cinquecento metri e quindi buone escursioni termiche tra giorno e notte. Sono fattori determinanti per la formazione dei profumi che si esprimeranno in fermentazione e poi durante l’affinamento, dando così vita a vini complessi ed eleganti.
Certo occorre essere molto attenti sia nella coltivazione della vite che nella vinificazione poi in cantina. L’innalzamento termico con le ultime annate, caratterizzate anche dalla povertà di precipitazioni utili, ha attenuato alcune caratteristiche distintive rendendolo spesso poco distinguibile da quello di Manduria. Ma così non è quando si opera con accortezza, interpretando l’annata adeguandosi al cambiamento come con il Marzagaglia 2020 della Tenuta Patruno Perniola con vigneti nell’agro di Acquaviva che circondano l’azienda. Rubino brillante. Al naso affiorano note di frutti neri (mora e visciola) fiori, china e liquirizia. In bocca è elegante, con l’alcool e spezie che si fondo in una struttura raffinata. Il ritorno gustativo è fatto di frutta speziata di lunga persistenza. Una bella e buona interpretazione di una delle ultime annate.