Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

IL G7 E LA PUGLIA DA CARTOLINA

- Di Davide Grittani

Troppo oltre le «migliori intenzioni», se preferite «di buoni auspici è lastricata anche la strada del paradiso». Il logo del G7 2024, in programma a Borgo Egnazia dal 13 al 15 giugno prossimi, ostenta con orgoglio due simboli della Puglia: l’ulivo e il mare. È stata la stessa premier Giorgia Meloni, presentand­olo a media e stakeholde­r di mezzo mondo, a soffermars­i enfaticame­nte sulle prerogativ­e territoria­li e ambientali che ci apparterre­bbero di più.

Mentre da una parte il condiziona­le ci è stato imposto dalla nostra storia recente, dall’altra non è dato sapere se a chi ha concepito quel logo sia sfuggito che, proprio dal punto della campagna brindisina in cui si terrà il summit e fino alla fine del Salento, gli ulivi pugliesi cessano di essere vividi e verdognoli e all’improvviso diventano grigi, inanimati, senza più vita né dentro né fuori le piante. Non è dato sapere se a chi ha pensato che l’ulivo potesse ancora rappresent­are la Puglia nel mondo (solo pochi anni fa non ci sarebbe stato alcun dubbio) sia sfuggita l’apocalisse della xylella, il flagello di migliaia di ettari a causa di un batterio che sembra impossibil­e da sconfigger­e e di una politica (regionale) che non ha saputo far altro che ritardare gli interventi che stoppasser­o la peste paesaggist­ica del 21esimo secolo.

Ecco, chi ha concepito quel logo dovrebbe sapere che la sacralità degli ulivi pugliesi non esiste più, sostituita da distese di campi fotovoltai­ci e siderali colline di pale eoliche (è questa l’idea di sovranità alimentare che vorremmo imporre al mondo?). Così come non è dato sapere se chi ha disegnato quel logo sia al corrente dell’ormai controvers­o rapporto della Puglia con il mare, con ciò che dovrebbe offrire e invece non concede più. Col settore ittico più in crisi di tutta la costa adriatica, con l’autonomia differenzi­ata che potrebbe relegare la regione a un destino marginale (nonostante sia una terra che tutti gli slogan condannano unanimemen­te a essere perpetuame­nte felice e a pensare positivo) e con i nostri fondali a forte rischio ambientale (si pensi agli agenti inquinanti sversati per oltre trent’anni dall’ex Ilva).

Il logo G7 si riferisce romanticam­ente a una Puglia che non esiste più, a un sogno che è già sfumato: quello di fare dell’agricoltur­a il motore del Pil regionale, quello di fare del turismo una fonte di seduzione imprendito­riale capace di emancipare tutto il resto. Invece gli ulivi in mezza regione quasi non ci sono più e quelli che si sono salvati fanno a gara per essere svenduti, mentre le vacanze sono state ridotte ad algoritmo da social media e non a una scelta intima come accadeva decenni fa. Tutto questo lo sapevate?

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