Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
IL G7 E LA PUGLIA DA CARTOLINA
Troppo oltre le «migliori intenzioni», se preferite «di buoni auspici è lastricata anche la strada del paradiso». Il logo del G7 2024, in programma a Borgo Egnazia dal 13 al 15 giugno prossimi, ostenta con orgoglio due simboli della Puglia: l’ulivo e il mare. È stata la stessa premier Giorgia Meloni, presentandolo a media e stakeholder di mezzo mondo, a soffermarsi enfaticamente sulle prerogative territoriali e ambientali che ci apparterrebbero di più.
Mentre da una parte il condizionale ci è stato imposto dalla nostra storia recente, dall’altra non è dato sapere se a chi ha concepito quel logo sia sfuggito che, proprio dal punto della campagna brindisina in cui si terrà il summit e fino alla fine del Salento, gli ulivi pugliesi cessano di essere vividi e verdognoli e all’improvviso diventano grigi, inanimati, senza più vita né dentro né fuori le piante. Non è dato sapere se a chi ha pensato che l’ulivo potesse ancora rappresentare la Puglia nel mondo (solo pochi anni fa non ci sarebbe stato alcun dubbio) sia sfuggita l’apocalisse della xylella, il flagello di migliaia di ettari a causa di un batterio che sembra impossibile da sconfiggere e di una politica (regionale) che non ha saputo far altro che ritardare gli interventi che stoppassero la peste paesaggistica del 21esimo secolo.
Ecco, chi ha concepito quel logo dovrebbe sapere che la sacralità degli ulivi pugliesi non esiste più, sostituita da distese di campi fotovoltaici e siderali colline di pale eoliche (è questa l’idea di sovranità alimentare che vorremmo imporre al mondo?). Così come non è dato sapere se chi ha disegnato quel logo sia al corrente dell’ormai controverso rapporto della Puglia con il mare, con ciò che dovrebbe offrire e invece non concede più. Col settore ittico più in crisi di tutta la costa adriatica, con l’autonomia differenziata che potrebbe relegare la regione a un destino marginale (nonostante sia una terra che tutti gli slogan condannano unanimemente a essere perpetuamente felice e a pensare positivo) e con i nostri fondali a forte rischio ambientale (si pensi agli agenti inquinanti sversati per oltre trent’anni dall’ex Ilva).
Il logo G7 si riferisce romanticamente a una Puglia che non esiste più, a un sogno che è già sfumato: quello di fare dell’agricoltura il motore del Pil regionale, quello di fare del turismo una fonte di seduzione imprenditoriale capace di emancipare tutto il resto. Invece gli ulivi in mezza regione quasi non ci sono più e quelli che si sono salvati fanno a gara per essere svenduti, mentre le vacanze sono state ridotte ad algoritmo da social media e non a una scelta intima come accadeva decenni fa. Tutto questo lo sapevate?