Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Minacce e incendi per gestire i campetti, due arresti

- Nicolò Delvecchio © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ottenere la gestione di quel centro sportivo era una questione di principio, quasi un obbligo. E, per ottenerlo, erano anche disposti a minacciare il sindaco Gianluca Vurchio, picchiare l’assessore Nicola Digioia, far saltare in aria gli spogliatoi dello stesso centro e dar fuoco alla macchina della moglie dell’amministra­tore. Per questo, con le accuse di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso realizzata in danno di un pubblico ufficiale, incendio in concorso e porto abusivo di esplosivi in luogo pubblico, ieri sono finiti in carcere il 35enne Paolo Giannini e il cugino 40enne Gennaro Monopoli, pregiudica­ti e considerat­i vicini al clan Capriati di Bari vecchia. I fatti a loro contestati risalgono al periodo compreso tra gli ultimi mesi del 2019 e gennaio 2020 ma, come hanno rilevato gli inquirenti, gli episodi minatori contro Vurchio sarebbero andati avanti fino a poche settimane fa. «I campi di calcio sono roba mia, nessuno deve mettere le mani», avrebbe detto Giannini a Vurchio. «Al sindaco di Cellamare, ti consigliam­o di non fare tanto il rispettoso della legalità, hai capito male su come funzionano le cose. A Cellamare non puoi comandare tu. Sindaco avvisato, mezzo salvato, altrimenti… a buon intenditor poche parole», si legge invece in una lettera anonima arrivata a Vurchio a dicembre 2019. La «colpa» del sindaco sarebbe stata proprio quella di non assegnare alla società di Giannini, non iscritta alla Figc, la gestione di un nuovo campo comunale. Quella dell’assessore, geometra per la famiglia di Giannini, sarebbe stata quella di non aver «inciso» nella scelta dell’amministra­zione. Per questo, Digioia fu minacciato e picchiato.Gli episodi più gravi, cioè l’esplosione di una bomba carta negli spogliatoi del centro sportivo – tale da far crollare un muro – e il rogo della macchina della moglie di Digioia risalgono invece a gennaio 2020. Dalle denunce del sindaco e dell’assessore iniziarono quindi le indagini della Dda, che ieri hanno portato la gip Angela Paola De Santis a disporre il carcere per entrambi, rilevandon­e «l’assenza di freni inibitori» e la «peculiare disinvoltu­ra delinquenz­iale».«Cellamare non si piega, l’abbiamo detto quattro anni fa con una manifestaz­ione e lo ribadiamo ancora oggi. Quello che posso dire è che questa amministra­zione continuerà a lavorare e a rappresent­are i cittadini», è il commento di Vurchio.

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