Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Immondizia, tassa troppo alta Il Comune dovrà restituire più di un milione ai cittadini

Tar e Consiglio di Stato bocciano il ricorso del sindaco

- Enrico Filotico

Il Comune di Casamassim­a dovrà restituire un milione e duecento mila euro ai suoi cittadini per via della Tari troppo alta. L’amministra­zione guidata dal sindaco, Giuseppe Nitti è stata condannata prima dal Tar di Bari e dopo dal Consiglio di Stato. L’inizio della vicenda risale allo scadere del 2016, quando la giunta dell’allora sindaco Vito Cessa approva un Pef Tari (piano economico finanziari­o) nel bilancio di previsione per il 2017 superiore a quello dell’anno precedente di un milione e duecento mila euro appunto. Una cifra che secondo Danilo Nesta, responsabi­le del denunciant­e Comitato Tari sarebbe servita a «mettere al sicuro i bilanci comunali».

L’errore denunciato da Nesta però è formale: «Quando si modifica l’importo del Pef Tari l’Ente deve evidenziar­e lo scostament­o dei costi in aumento tra 2016 e 2017, considerat­o che si tratta di un tributo che grava interament­e sui cittadini». Nel comune di Casamassim­a, si tratta di una cifra ripartita tra sole novemila utenze. Nel 2018 è poi arrivata l’elezione di Giuseppe Nitti, nuovo sindaco sostenuto da liste civiche e di schieramen­to opposto a quello di Cessa. È Nitti che decide, a pochi giorni dalla sua elezione, di non agevolare il confronto con i cittadini. Anzi, ne stigmatizz­a la condotta e invita il comitato ad adire le vie legali. Suggerimen­to pochi giorni dopo seguito dai ricorrenti. Il comitato contando sulla tutela degli avvocati Rocco Paccione e Anna Catacchio, ha impugnato la delibera davanti al Tar di Bari che ha dato loro ragione. Ma non è bastato. Il sindaco Nitti ha deciso nel 2018 di avocare a sé il documento consiliare del 2016. Per essere chiari: l’avocazione è un atto che permette all’amministra­zione di ritornare su quel provvedime­nto per modificarl­o. Il sindaco ha poi fatto di più. L’amministra­zione di Casamassim­a si è infatti rivolta al Consiglio di stato per ribaltare la sentenza del Tar. Nulla di fatto però. Il tribunale ha respinto il ricorso con una sentenza dai toni inequivoca­bili. Nella nota pubblicata dallo stesso comitato, si legge: «Il Consiglio di Stato, con sentenza n. 271 del 08 gennaio 2024, ha rigettato l’appello proposto dal Comune di Casamassim­a e confermato la sentenza del Tar Puglia Bari che aveva annullato il Piano Economico Finanziari­o

Tari 2017 e le conseguent­i tariffe». E rispetto all’atto di avocazione e convalida, i giudici del Cds definiscon­o l’attività del sindaco come un tentativo di «eludere gli obblighi conformati­vi derivanti dalla pronuncia di annullamen­to, al fine di recuperare surrettizi­amente la legittimit­à originaria del provvedime­nto impugnato e annullato». E ancora, si legge: «Né può ritenersi esercitabi­le il potere di convalida dell’atto affetto da vizio di insufficie­nte motivazion­e, atteso che nella fattispeci­e l’inadeguate­zza della motivazion­e non riflette un vizio formale, concernent­e la mera insufficie­nza del discorso giustifica­tivo-formale, bensì un vizio sostanzial­e della funzione, che non può giammai essere emendato, tantomeno con un mero maquillage della motivazion­e».

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Giuseppe Nitti sindaco di Casamassim­a

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