Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Immondizia, tassa troppo alta Il Comune dovrà restituire più di un milione ai cittadini
Tar e Consiglio di Stato bocciano il ricorso del sindaco
Il Comune di Casamassima dovrà restituire un milione e duecento mila euro ai suoi cittadini per via della Tari troppo alta. L’amministrazione guidata dal sindaco, Giuseppe Nitti è stata condannata prima dal Tar di Bari e dopo dal Consiglio di Stato. L’inizio della vicenda risale allo scadere del 2016, quando la giunta dell’allora sindaco Vito Cessa approva un Pef Tari (piano economico finanziario) nel bilancio di previsione per il 2017 superiore a quello dell’anno precedente di un milione e duecento mila euro appunto. Una cifra che secondo Danilo Nesta, responsabile del denunciante Comitato Tari sarebbe servita a «mettere al sicuro i bilanci comunali».
L’errore denunciato da Nesta però è formale: «Quando si modifica l’importo del Pef Tari l’Ente deve evidenziare lo scostamento dei costi in aumento tra 2016 e 2017, considerato che si tratta di un tributo che grava interamente sui cittadini». Nel comune di Casamassima, si tratta di una cifra ripartita tra sole novemila utenze. Nel 2018 è poi arrivata l’elezione di Giuseppe Nitti, nuovo sindaco sostenuto da liste civiche e di schieramento opposto a quello di Cessa. È Nitti che decide, a pochi giorni dalla sua elezione, di non agevolare il confronto con i cittadini. Anzi, ne stigmatizza la condotta e invita il comitato ad adire le vie legali. Suggerimento pochi giorni dopo seguito dai ricorrenti. Il comitato contando sulla tutela degli avvocati Rocco Paccione e Anna Catacchio, ha impugnato la delibera davanti al Tar di Bari che ha dato loro ragione. Ma non è bastato. Il sindaco Nitti ha deciso nel 2018 di avocare a sé il documento consiliare del 2016. Per essere chiari: l’avocazione è un atto che permette all’amministrazione di ritornare su quel provvedimento per modificarlo. Il sindaco ha poi fatto di più. L’amministrazione di Casamassima si è infatti rivolta al Consiglio di stato per ribaltare la sentenza del Tar. Nulla di fatto però. Il tribunale ha respinto il ricorso con una sentenza dai toni inequivocabili. Nella nota pubblicata dallo stesso comitato, si legge: «Il Consiglio di Stato, con sentenza n. 271 del 08 gennaio 2024, ha rigettato l’appello proposto dal Comune di Casamassima e confermato la sentenza del Tar Puglia Bari che aveva annullato il Piano Economico Finanziario
Tari 2017 e le conseguenti tariffe». E rispetto all’atto di avocazione e convalida, i giudici del Cds definiscono l’attività del sindaco come un tentativo di «eludere gli obblighi conformativi derivanti dalla pronuncia di annullamento, al fine di recuperare surrettiziamente la legittimità originaria del provvedimento impugnato e annullato». E ancora, si legge: «Né può ritenersi esercitabile il potere di convalida dell’atto affetto da vizio di insufficiente motivazione, atteso che nella fattispecie l’inadeguatezza della motivazione non riflette un vizio formale, concernente la mera insufficienza del discorso giustificativo-formale, bensì un vizio sostanziale della funzione, che non può giammai essere emendato, tantomeno con un mero maquillage della motivazione».