Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I LICEI E LE SCUOLE DIMENTICATE DA TUTTI, ANCHE DAI GIORNALI
Come per i campionati di calcio, dalla serie A alla D. Quelli bravi e che hanno i soldi per le promozioni e scalare il successo, e gli altri che devono accontentarsi di allenarsi nei campetti parrocchiali. Anche Sanremo funziona così: se non hai un produttore potente, su quel palco difficilmente canti o fai cosa simile. Basterebbe anche essere Amici, per farcela. Il guaio, però, è che la stessa logica è nella scuola italiana, con le scuole di serie A e quelle scadenti, che per lo più hanno presidi reggenti, docenti in continuo passaggio e precari, situate per lo più nelle periferie. È come se fosse naturale che esistano queste profonde differenze, non solo sulla carta, anche a causa dei giornalisti. Nei giorni scorsi sono state pubblicate le discipline per la Maturità. Basti ricercare: maturità 2024. I titoli: «Maturità, al Classico torna il greco. Allo Scientifico ancora matematica». Ho provato a sentirmi un docente di un professionale o di un tecnico. Le scuole considerate da tutti, anche dai giornalisti, di serie Z. Perché avviene sempre così: anche per la gente comune, parlo di genitori soprattutto, esistono le scuole che «ti danno la possibilità», appunto i licei e quelle dove «basta che ti prendi il pezzo di carta che serve». Questa mentalità non appartiene solo alla maggior parte delle madri e padri dei miei studenti, motivo per il quale, ho smesso di dire loro dei guai che hanno combinato ai loro figli, facendoli iscrivere tutti al liceo scientifico. Molte e molti dei miei studenti sarebbero eccellenti in un professionale, ma per costrizione dei loro genitori (sic!) rimarranno, fino alla Maturità, scadenti liceali, a cui non interessa nulla delle discipline di studio a cui sono stati costretti. Se approfondite ancora di più, nel testo sulla prossima Maturità, al massimo si accenna al Liceo linguistico, artistico, ma è come se gli istituti professionali e tecnici non facessero parte della Maturità di un Paese che non reclama altro, anche a me docente che svolgo un altro mestiere, rispetto a chi dovrebbe procurare efficienza nel sistema industriale. Ogni anno, in occasione della pubblicazione delle discipline per gli esami di Stato, provo a leggere la cosa con gli occhi dei miei colleghi che insegnano in scuole in cui, quasi spesso, si fatica il doppio, rispetto ai licei, per tanti e ovvi motivi. Che demerito hanno, chiederei anche al ministro del merito, i professori che insegnano negli istituti che, in genere, sono efficienti anche per le industrie di ogni sorta nel nostro paese? Perché è questo modo di intendere le cose che crea la falsa cultura che impera nel nostro Paese, che esistono quelli da liceo e quegli altri da professionale. Una mentalità tanto in voga anche in molti Iiss, fra colleghi che credono di credersela maggiormente, se insegnano in un liceo, rispetto ai loro colleghi del professionale e del tecnico. Basti farsi raccontare (dai bidelli: questi sanno tutto!) cosa sono le lotte a chi deve spararla più grossa, in questi giorni di iscrizioni a scuola: i guelfi bianchi del liceo, contro quelli neri del tecnico e del professionale. In una scuola che fa bene a insegnare la scelta di quel gran prof che fu l’Alighieri, che decise per l’esilio da una comunità divisa, rimasta così tanto ignara e immatura.