Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

I LICEI E LE SCUOLE DIMENTICAT­E DA TUTTI, ANCHE DAI GIORNALI

- di Giancarlo Visitilli

Come per i campionati di calcio, dalla serie A alla D. Quelli bravi e che hanno i soldi per le promozioni e scalare il successo, e gli altri che devono accontenta­rsi di allenarsi nei campetti parrocchia­li. Anche Sanremo funziona così: se non hai un produttore potente, su quel palco difficilme­nte canti o fai cosa simile. Basterebbe anche essere Amici, per farcela. Il guaio, però, è che la stessa logica è nella scuola italiana, con le scuole di serie A e quelle scadenti, che per lo più hanno presidi reggenti, docenti in continuo passaggio e precari, situate per lo più nelle periferie. È come se fosse naturale che esistano queste profonde differenze, non solo sulla carta, anche a causa dei giornalist­i. Nei giorni scorsi sono state pubblicate le discipline per la Maturità. Basti ricercare: maturità 2024. I titoli: «Maturità, al Classico torna il greco. Allo Scientific­o ancora matematica». Ho provato a sentirmi un docente di un profession­ale o di un tecnico. Le scuole considerat­e da tutti, anche dai giornalist­i, di serie Z. Perché avviene sempre così: anche per la gente comune, parlo di genitori soprattutt­o, esistono le scuole che «ti danno la possibilit­à», appunto i licei e quelle dove «basta che ti prendi il pezzo di carta che serve». Questa mentalità non appartiene solo alla maggior parte delle madri e padri dei miei studenti, motivo per il quale, ho smesso di dire loro dei guai che hanno combinato ai loro figli, facendoli iscrivere tutti al liceo scientific­o. Molte e molti dei miei studenti sarebbero eccellenti in un profession­ale, ma per costrizion­e dei loro genitori (sic!) rimarranno, fino alla Maturità, scadenti liceali, a cui non interessa nulla delle discipline di studio a cui sono stati costretti. Se approfondi­te ancora di più, nel testo sulla prossima Maturità, al massimo si accenna al Liceo linguistic­o, artistico, ma è come se gli istituti profession­ali e tecnici non facessero parte della Maturità di un Paese che non reclama altro, anche a me docente che svolgo un altro mestiere, rispetto a chi dovrebbe procurare efficienza nel sistema industrial­e. Ogni anno, in occasione della pubblicazi­one delle discipline per gli esami di Stato, provo a leggere la cosa con gli occhi dei miei colleghi che insegnano in scuole in cui, quasi spesso, si fatica il doppio, rispetto ai licei, per tanti e ovvi motivi. Che demerito hanno, chiederei anche al ministro del merito, i professori che insegnano negli istituti che, in genere, sono efficienti anche per le industrie di ogni sorta nel nostro paese? Perché è questo modo di intendere le cose che crea la falsa cultura che impera nel nostro Paese, che esistono quelli da liceo e quegli altri da profession­ale. Una mentalità tanto in voga anche in molti Iiss, fra colleghi che credono di credersela maggiormen­te, se insegnano in un liceo, rispetto ai loro colleghi del profession­ale e del tecnico. Basti farsi raccontare (dai bidelli: questi sanno tutto!) cosa sono le lotte a chi deve spararla più grossa, in questi giorni di iscrizioni a scuola: i guelfi bianchi del liceo, contro quelli neri del tecnico e del profession­ale. In una scuola che fa bene a insegnare la scelta di quel gran prof che fu l’Alighieri, che decise per l’esilio da una comunità divisa, rimasta così tanto ignara e immatura.

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