Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Un episodio gravissimo, è la prima volta che succede»

Motta, ex capo della Dda: «Non sottovalut­iamolo»

- Antonio Della Rocca

Cataldo Motta, lei che conosce a fondo le dinamiche mafiose, essendo stato per lungo tempo in prima linea nella lotta alla Sacra corona unita, anche come capo della Dda di Lecce, che lettura dà dell’atto intimidato­rio ai danni del gip Maria Francesca Mariano?

«È un fatto di estrema gravità che non bisogna assolutame­nte sottovalut­are. Soprattutt­o devo dire che, a mia memoria, un episodio di tal genere ai danni di un magistrato non era mai accaduto qui da noi. Per cui, questo ci deve far riflettere sulla necessità di mantenere sempre la guardia alta, perché, come dico spesso, sotto la cenere ci può essere il fuoco».

Si riferisce al fatto che in questi ultimi anni il Salento ha vissuto un periodo di relativa calma, in assenza di atti eclatanti riconducib­ili al crimine

organizzat­o o alla Scu?

«Sì, abbiamo trascorso anni abbastanza tranquilli, ma anche perché le mafie si sono evolute e preferisco­no non compiere atti clamorosi, ma tendono sempre più ad insinuarsi nei centri di potere, a condiziona­re le pubbliche amministra­zioni».

Se questa è la tendenza, che significat­o dare al gesto intimidato­rio contro la gip Maria Francesca Mariano?

«Ci sono probabilme­nte frange della criminalit­à che sfuggono a certe regole e assumono atteggiame­nti minacciosi, in controtend­enza rispetto agli orientamen­ti delle organizzaz­ioni mafiose strutturat­e».

La relativa calma seguita al cambio di mentalità della mafia e all’attività giudiziari­a, può avere prodotto un rilassamen­to nell’azione di contrasto al fenomeno mafioso?

«No, non credo. Sono certo, pur non essendo più in attività da alcuni anni, che l’attenzione sia massima. A Lecce le forze dell’ordine sono sempre in allerta e ora c’è anche un nuovo questore che sta facendo molto bene. Penso che il problema non sia questo, ma che si debba approfondi­re l’accaduto per cercare di giungere ai responsabi­li nel minor tempo possibile».

Dopo avere ricevuto intimidazi­oni nei mesi scorsi, Maria Francesca Mariano era stata sottoposta ad un programma di protezione che, a quanto pare, non prevedeva un presidio fisso davanti alla sua abitazione.

«Sull’argomento non posso dire nulla. Questo tipo di attività è appannaggi­o di uffici e amministra­zioni preposte. Certo è che a questo atto intimidato­rio occorre dare la giusta rilevanza, comprender­ne bene la matrice, i motivi, attraverso gli strumenti e le tecniche che le forze dell’ordine conoscono molto bene. Inoltre, tornando al discorso della situazione di tranquilli­tà relativa, io la definirei una calma apparente».

Ciò sottende l’esistenza di un’attività criminale sottotracc­ia?

«Sì, i crimini peraltro non vengono denunciati. I cittadini sono condiziona­ti e tendono a non denunciare. Il contesto sociale è un concetto serissimo e questo lo abbiamo detto sempre. I giovani sono l’unica possibilit­à di salvezza che abbiamo».

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Cataldo Motta, ex capo della Dda di Lecce, per anni ha combattuto le mafie

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