Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Un episodio gravissimo, è la prima volta che succede»
Motta, ex capo della Dda: «Non sottovalutiamolo»
Cataldo Motta, lei che conosce a fondo le dinamiche mafiose, essendo stato per lungo tempo in prima linea nella lotta alla Sacra corona unita, anche come capo della Dda di Lecce, che lettura dà dell’atto intimidatorio ai danni del gip Maria Francesca Mariano?
«È un fatto di estrema gravità che non bisogna assolutamente sottovalutare. Soprattutto devo dire che, a mia memoria, un episodio di tal genere ai danni di un magistrato non era mai accaduto qui da noi. Per cui, questo ci deve far riflettere sulla necessità di mantenere sempre la guardia alta, perché, come dico spesso, sotto la cenere ci può essere il fuoco».
Si riferisce al fatto che in questi ultimi anni il Salento ha vissuto un periodo di relativa calma, in assenza di atti eclatanti riconducibili al crimine
organizzato o alla Scu?
«Sì, abbiamo trascorso anni abbastanza tranquilli, ma anche perché le mafie si sono evolute e preferiscono non compiere atti clamorosi, ma tendono sempre più ad insinuarsi nei centri di potere, a condizionare le pubbliche amministrazioni».
Se questa è la tendenza, che significato dare al gesto intimidatorio contro la gip Maria Francesca Mariano?
«Ci sono probabilmente frange della criminalità che sfuggono a certe regole e assumono atteggiamenti minacciosi, in controtendenza rispetto agli orientamenti delle organizzazioni mafiose strutturate».
La relativa calma seguita al cambio di mentalità della mafia e all’attività giudiziaria, può avere prodotto un rilassamento nell’azione di contrasto al fenomeno mafioso?
«No, non credo. Sono certo, pur non essendo più in attività da alcuni anni, che l’attenzione sia massima. A Lecce le forze dell’ordine sono sempre in allerta e ora c’è anche un nuovo questore che sta facendo molto bene. Penso che il problema non sia questo, ma che si debba approfondire l’accaduto per cercare di giungere ai responsabili nel minor tempo possibile».
Dopo avere ricevuto intimidazioni nei mesi scorsi, Maria Francesca Mariano era stata sottoposta ad un programma di protezione che, a quanto pare, non prevedeva un presidio fisso davanti alla sua abitazione.
«Sull’argomento non posso dire nulla. Questo tipo di attività è appannaggio di uffici e amministrazioni preposte. Certo è che a questo atto intimidatorio occorre dare la giusta rilevanza, comprenderne bene la matrice, i motivi, attraverso gli strumenti e le tecniche che le forze dell’ordine conoscono molto bene. Inoltre, tornando al discorso della situazione di tranquillità relativa, io la definirei una calma apparente».
Ciò sottende l’esistenza di un’attività criminale sottotraccia?
«Sì, i crimini peraltro non vengono denunciati. I cittadini sono condizionati e tendono a non denunciare. Il contesto sociale è un concetto serissimo e questo lo abbiamo detto sempre. I giovani sono l’unica possibilità di salvezza che abbiamo».