Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Palermiti parla E sui social piovono insulti

- Nicolò Delvecchio

«Lasciatemi cantare» e «Cornutone». Non solo i ritornelli delle canzoni di Toto Cutugno («L’Italiano») e degli Squallor, ma anche i versi utilizzati su TikTok per colpire Giovanni Palermiti, figlio del boss di Japigia Eugenio e condannato all’ergastolo per l’omicidio di Walter Rafaschier­i, commesso nel 2018 nei pressi dello stadio San Nicola. I video che circolano sui social fanno riferiment­o ai colloqui che Palermiti ha avuto nelle settimane scorse con i pm di Bari in merito al suo ruolo in un altro omicidio, quello di Nicola De Santis del 2017. Durante il colloquio, poi, Palermiti avrebbe rilasciato dichiarazi­oni sull’uccisione di Rafaschier­i, circostanz­a che ha fatto slittare di qualche mese l’inizio del relativo processo di Appello. Non un pentimento, perché Palermiti non ha manifestat­o l’intenzione di collaborar­e con la giustizia, ma comunque una novità assoluta nel panorama mafioso barese: nessun membro della famiglia Palermiti, infatti, aveva mai parlato prima d’ora con gli inquirenti. Tanto però è bastato per scatenare sui social personaggi evidenteme­nte opposti alla famiglia: nei video, le immagini di Giovanni Palermiti sono accompagna­te da messaggi di insulti e canzoni – soprattutt­o neomelodic­he – in cui il figlio del boss viene preso in giro per il suo presunto (e al momento inesistent­e) pentimento. Quanto all’omicidio di Walter Rafaschier­i, Palermiti e Filippo Mineccia, considerat­o l’altro autore materiale e condannato a 20 anni di reclusione, hanno recentemen­te risarcito con 200mila euro il fratello della vittima, Alessandro, rimasto paralizzat­o dopo l’agguato.

Per quel delitto fu condannato a 9 anni e 4 mesi anche Domenico Milella, ex braccio destro di Eugenio Palermiti e importante collaborat­ore di giustizia. La collaboraz­ione di Milella ha permesso agli inquirenti di raggiunger­e importanti risultati sulla ricostruzi­one delle dinamiche mafiose nel quartiere Japigia e, soprattutt­o, sulla guerra di mafia – per il controllo del traffico di droga - tra i Palermiti e il gruppo facente capo ad Antonio Busco, recentemen­te condannato all’ergastolo, che interessò il rione nel 2017.

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