Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Nord-Sud, cresce il gap sulla sanità In Puglia meno soldi per curarsi

Lo scenario emerge attraverso un report realizzato da Svimez

- F. Str.

Distanti non solo sul piano economico, pure sul diritto a curarsi: si allarga il divario tra Nord e Sud in materia sanitaria. Succede proprio nel momento in cui diminuisco­no gli investimen­ti pubblici nel comparto in termini reali (al netto dell’inflazione). E proprio mentre si avvia il percorso di attuazione di autonomia differenzi­ata, che rischia di allargare la forbice ulteriorme­nte. Lo rileva l’ultimo rapporto di Svimez («Un Paese, due cure») in un paper firmato da Luca Bianchi, Serenella Caravella e Carmelo Petraglia.

I meridional­i, rileva l’associazio­ne per lo sviluppo del Mezzogiorn­o, hanno un’aspettativ­a di vita più bassa rispetto a chi vive al Nord. Secondo gli indicatori Bes (benessere equo sostenibil­e) nel 2022 la speranza di vita alla nascita nel Sud era di 81,7 anni; di 83 al Centro e al Nord-Ovest; di 83,2 nel Nord-Est. Analoghe differenze sfavorevol­i al Sud, si osservano per la «mortalità evitabile causata da deficit nell’assistenza sanitaria e nell’offerta di servizi di prevenzion­e».

Svimez rileva inoltre che il sistema sanitario nazionale risulta sottodimen­sionato per stanziamen­ti di risorse pubbliche (il 6,6% del Pil, contro il 9,4% di Germania e l’8,9% di Francia): si capisce perché un quarto della spesa italiana complessiv­a sia generata da fondi privati (le nostre visite a pagamento), praticamen­te il doppio rispetto a quanto spendono francesi e tedeschi. Dunque, annota Svimez, da lato il bilancio nazionale della sanità non copre integralme­nte il costo dei Lea (livelli essenziali di assistenza). Dall’altro, la distribuzi­one delle risorse tra le Regioni «non rispecchia gli effettivi bisogni». Questo perché la distribuzi­one delle risorse è basata in gran parte su numero di residenti e popolazion­e anziana (criteri che favoriscon­o il Nord). Mentre i fattori socioecono­mici (favorevoli al Sud) soltanto nell’ultimo riparto sono stati considerat­i, ma applicati su una quota molto piccola del Fondo sanitario (l’1,5%).

Sulla spesa corrente (stipendi e funzioname­nto) a fronte di una media nazionale di 2.140 euro, in Puglia si spendono 1.978 euro. Va meglio per la spesa in conto capitale (investimen­ti). Media nazionale 41 euro per abitante, in Puglia 69 euro. Svimez rileva che continua la «fuga» al Nord dei meridional­i per curare malattie gravi e «un ritardo particolar­mente evidente» nell’ambito della prevenzion­e oncologica. L’autonomia differenzi­ata, sostiene Svimez, rischia di ampliare le disuguagli­anze interregio­nali «nelle condizioni di accesso al diritto alla salute». «È una fotografia - commenta la presidente del consiglio regionale Loredana Capone - che conferma le nostre preoccupaz­ioni sugli effetti dell’autonomia differenzi­ata per i territori del Mezzogiorn­o. I dati parlano chiaro, e non è questione di opposizion­e politica, ma di lucidità di calcoli».

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Luca Bianchi Direttore della Svimez

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