Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
UN MAR ROSSO TENEBRA
Per il canale di Suez transita il 40% dell’interscambio marittimo italiano. Tra cui un ruolo di primo piano lo riveste l’agroalimentare pugliese, le cui merci sono particolarmente a rischio a causa della deperibilità dei prodotti. Molte compagnie di trasporto marittimo, tra cui Maersk, Evergreen, Hapag Lloyd, Msc, hanno già annunciato la sospensione del transito delle proprie navi cargo, alle quali si aggiungono ovviamente i transatlantici da crociera che evitano accuratamente di navigare attraverso il mar Rosso. Gli attacchi continui dei ribelli Houthi contro i natanti occidentali, e la ormai frequente risposta militare americana e inglese contro i guerriglieri finanziati dall’Iran, concentrati in particolare nella zona dello stretto di Bab-al-Mandab, porta di ingresso nel mar Rosso e nel canale di Suez, hanno provocato questo stallo. L’allungamento delle rotte marittime tra Oriente e Occidente, costrette ad evitare il mar Rosso a causa dei ripetuti attacchi terroristici, non solo provoca aumenti vertiginosi del costo dei trasporti fino a raddoppiarlo ma fa aumentare di circa due settimane i tempi di percorrenza, dovendo doppiare il capo di Buona Speranza. E proprio i porti regionali che si affacciano sul mar Adriatico e sullo Ionio rischiano di essere maggiormente penalizzati. Tutto dopo un 2023 da record, con gli scali del Sistema mare Adriatico meridionale, presieduto da Ugo Patroni Griffi, che hanno fatto registrare un boom sia per i traffici crocieristici che per la movimentazione dei container.
Così come il porto di Taranto, che ha chiuso la scorsa stagione con circa 139 mila passeggeri. A sua volta, il gruppo Grimaldi sta potenziando le linee tra Italia e Grecia, in particolare quelle che collegano lo scalo di Igoumenitsa a Brindisi, Bari, Ancona e Venezia, con un totale di oltre quaranta partenze settimanali dalla prossima stagione estiva.
Coldiretti arriva a quantificare in mezzo miliardo il danno per l’agricoltura pugliese. Il comparto rappresenta da sempre uno dei settori di punta della struttura produttiva regionale. Può offrire 100 mila posti di lavoro green entro i prossimi dieci anni in Puglia, a patto che si superi il divario logistico che fa perdere competitività alle imprese territoriali. Per questo motivo, spiegano i vertici di Coldiretti, sarebbe delittuoso non utilizzare presto e bene i soldi che il Pnrr stanzia proprio a questo scopo. Un gap infrastrutturale che pesa ancora come un macigno, in quanto, se non si migliorano i collegamenti tra Sud e Nord, ma anche con l’Europa, mettendo in rete porti, aeroporti, treni e cargo, non si riuscirà a dare corpo e gambe a un sistema logistico efficiente. In mancanza del quale diminuiscono inevitabilmente le esportazioni dei prodotti e diventa sempre più complesso riuscire a battere la concorrenza conquistando via, via nuove quote di mercato all’estero. Sotto questo profilo va colta l’opportunità di utilizzare le autostrade del mare anche da parte degli operatori della filiera logistica agroindustriale, grazie ai collegamenti capillari tra i più importanti bacini di import-export di prodotti ortofrutticoli.
Ha ragione da vendere l’economista Massimo Deandreis, direttore del centro studi Srm che fa capo ad Intesa Sanpaolo, quando sostiene che la questione centrale di questa vicenda è l’impatto sui costi diretti e indiretti, e, conseguentemente sulle spinte inflazionistiche. Per cui più lunga sarà la crisi, maggiore diventerà il rischio di effetti strutturali sia nelle catene di approvvigionamento che nei prezzi. Le sue parole sono tanto più vere se si guarda all’export dell’agroalimentare pugliese verso i suoi tradizionali mercati di sbocco, dai Paesi africani a quelli del subcontinente indiano e in generale a tutte le nazioni del Medio ed Estremo Oriente. L’attuale contesto di grave criticità mette particolarmente a rischio le consegne dei prodotti come la frutta e la verdura, con la perdita di fette importanti di mercato che poi, sarà arduo riuscire a riconquistare se non migliorerà la logistica complessiva a livello regionale e meridionale.