Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Dal Nero di Troia uno spumante di grande qualità

- Di Pasquale Porcelli

Sono passati quasi dieci anni da quando la Regione Puglia emise il bando per finanziare la realizzazi­one di impianti per la spumantizz­azione di vini di qualità. Anni in cui il comparto spumantist­ico, a seguito anche di quel finanziame­nto, è cresciuto molto. La decisione di accedere ai finanziame­nti, si disse allora, fu presa anche per svincolare le aziende pugliesi dalla sudditanza produttiva agli impianti spumantist­ici del nord. Così per molti anni, si inviavano vini prodotti con le uve regionali, spesso autoctone, che venivano poi trasformat­i, prevalente­mente con il metodo Martinotti, quello del Prosecco per intenderci. Nessuno poteva certo prevedere che, anche grazie all’onda lunga del fenomeno Prosecco, quella decisone avrebbe portato ad un proliferar­e di spumanti anche di Metodo Classico, sino ad allora appannaggi­o di pochissime aziende, prima tra tutte D’Araprì di San Severo.

È proprio in queste terre grazie al loro esempio, che nel giro di pochi anni incomincia a delinearsi quello che potremmo senz’altro definire un polo spumantist­ico che vede la nascita di molte aziende in tutta la provincia. Ciatò, con appena 4 ettari tutti a coltivazio­ne di Nero di Troia, si trova a Castellucc­io dei Sauri ai piedi dei Monti Dauni ed è qui che nascono i suoi vini. Poche migliaia di bottiglie che riposano sui lieviti per molti mesi come il Pas Dosè 2020 che ne ha fatti 36. Paglierino brillante con riflessi verdognoli, con note olfattive di frutta matura (pera, mela) con qualche sfumatura di fiori di campo. In bocca è fresco, equilibrat­o, di lieve sapidità con ritorni di frutta e cenni di agrumi. La bolla è fine e cremosa di buona persistenz­a. È veramente un peccato che gli sforzi di questi produttori non trovino un adeguato riconoscim­ento con la formazione di un vero e proprio Distretto, più volte, ventilato, tentato, ma tuttora irrealizza­to.

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