Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«L’unico colpevole è lo zio Sabrina in cella da innocente Non sono riuscito ad aiutarla»
Il professore ha difeso la ragazza condannata all’ergastolo con la madre
«Sì, ho sentito che Misseri sta per uscire dal carcere. No, in questo caso giustizia non è stata fatta. Sono ancora convinto che Sabrina e la mamma siano assolutamente innocenti». L’avvocato Franco Coppi, insieme con il tarantino Nicola Marseglia, ha difeso Sabrina Misseri che cona la madre Cosima sta scontando l’ergastolo per l’omicidio di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana uccisa nel 2010.
Avvocato Coppi, Misseri ha scontato la sua pena. Giustizia è stata fatta?
«No».
Perché lo dice?
«Ho interrogato Misseri in corte assise e gli ho chiesto brutalmente ed esplicitamente se era lui l’assassino di Sarah e ha risposto di sì. In base alla lettura che faccio degli atti, da una parte ho elementi per convincermi che mi dica la verità quando si riconosce responsabile dell’omicidio, dall’altra continuo a ritenere che Sabrina avesse un alibi di ferro. Quindi alla colpevolezza di uno corrispondeva l’innocenza dell’altra, ecco perché mi sento tanto sicuro di quest’affermazione ed ecco anche perché poi ho sofferto e soffro in modo particolare questa decisione».
Secondo lei l’innocenza di Sabrina e della mamma Cosima era così evidente?
«A mio parere sì. Indipendentemente dalle dichiarazioni di Michele Misseri, l’alibi di Sabrina, che quel giorno doveva andare al mare con Mariangela e con Sarah, e tutta una serie di dati temporali mi consentono di affermarlo».
Si porta ancora appresso il peso di non essere riuscito a
dimostrare l’innocenza di Sabrina?
«Guardi, è un’angoscia che mi accompagna tuttora. L’idea di morire senza essere riuscito ad aiutare questa ragazza è una
cosa che non mi abbandona. Ho perso tante volte cause che pensavo di dover vincere, ma qui mi sembra proprio che la cecità di fronte all’evidenza sia così grande che non riesco a darmene una ragione».
A suo parere le indagini hanno trascurato qualche aspetto?
«Più che altro, secondo me, non sono stati capiti determinati elementi. Sono stati letti secondo criteri sbagliati. Di indagini, per carità, ne hanno fatte anche troppe. Il problema era poi di capire e di interpretare i fatti, nel caso di specie mi sono trovato ogni volta di fronte a conclusioni diverse da quelle che mi sarei aspettato».
Cosa la porta a essere così convinto della colpevolezza di Misseri?
«Sa, Misseri aveva tentato, e lo ha ammesso lui stesso, un approccio sessuale nei confronti della nipote che l’aveva respinto e minacciato che se si fosse ripetuto lo avrebbe detto a Sabrina. Pochi giorni dopo l’episodio si ripete. È una situazione che lo stesso Misseri definisce per lui particolarmente eccitante, con la ragazza che si presenta quasi in costume da bagno, lui ha perso la testa, ha descritto l’episodio, come si è mosso e come si è comportato. Scusi, ma perché dovrebbe aver mentito? Non dimentichiamo che prima s’è riconosciuto colpevole, poi ha cambiato versione, ogni volta diversa, per poi tornare finalmente alla versione originaria. Non voglio correre il rischio di querele, ma certo gli interrogatori cui è stato sottoposto lasciano molto a desiderare
Le lettere
Ora con la ragazza ci scriviamo, non l’ho abbandonata
in quanto a garanzie di serenità. Sono tutti elementi per i quali sono convinto di ciò che dico».
Lei ha mai più sentito Sabrina e la mamma?
«Le ho incontrate in carcere, ma tanto tempo fa. Con Sabrina ci scriviamo, ho ancora un rapporto, non l’ho certamente abbandonata».
Cosa ne pensano della scarcerazione del padre?
«È un tema che ho preferito non toccare».
È convinto che la verità del processo non corrisponda alla verità dei fatti?
«Guardi, da tempo non mi pongo più il problema: verità vera e processuale. Il processo è una tegola che ti capita addosso e bisogna difendersi dall’accusa. Non c’è il problema di stabilire qual è la verità, l’importante è dimostrare: non sono io il colpevole».