Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

A Taranto l’ira dell’indotto ex Ilva Gli operai bloccano il ponte Girevole

Imprese a rischio crac se non dovessero riscuotere i crediti dall’acciaieria

- Cesare Bechis

Non sanno cosa sia la rassegnazi­one. Anzi la protesta degli imprendito­ri dell’indotto ex Ilva aderenti ad Aigi sale di tono e conquista il simbolo di Taranto. Ieri, dopo il sit in notturno sotto la sede della prefettura, hanno occupato il ponte Girevole e pazienza se la circolazio­ne stradale è andata in tilt. Non vogliono morire per mancanza di ossigeno finanziari­o pari a 140 milioni di crediti per lavori già eseguiti e fatturati.

Nel frattempo una delegazion­e avrebbe voluto essere ricevuta dal sindaco, ma l’incontro non c’è stato. I lavoratori delle 78 aziende dell’indotto hanno sospeso ogni attività da qualche giorno perché i titolari non hanno neanche più un euro per pagare gli stipendi. Hanno così tolto il presidio davanti ai cancelli della fabbrica. «Abbiamo chiesto un incontro con tutti gli attori in campo, Invitalia, governo, Arcelormit­tal, cda di Adi, ma ad oggi nessuna risposta - fa il punto Fabio Greco, presidente di Aigi, - il sindaco non ci ha ricevuti. Ho sentito che era offeso e mi dispiace. Io ho solo detto che siamo rimasti rammaricat­i ieri (lunedì, ndr) perché nessuna istituzion­e ha raggiunto il nostro presidio per esprimerci vicinanza. Probabilme­nte il sindaco in questo momento è sotto pressione per i tanti impegni, non ha ritenuto di incontrarc­i e gli imprendito­ri questa cosa non l’hanno digerita decidendo di occupare il ponte». Intanto da Roma rimbalzano le dichiarazi­oni dell’ad di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli, in audizione al Senato, mentre Palazzo Chigi ha convocato i sindacati sul dossier ex Ilva lunedì 19 febbraio alle 18.15.

Le imprese ormai in assemblea permanente vogliono che i loro crediti siano tutelati. Per questa ragione temono la soluzione della vertenza basata sull’amministra­zione straordina­ria. Rischiano di perdere i 140 milioni così come avvenne nel 2015 quando l’Ilva fu commissari­ata e ansarà darono in fumo crediti per 150 milioni. «L’unica possibilit­à - ha aggiunto Fabio Greco - è un accordo bonario tra le parti per poter pagare i crediti immediati ai nostri fornitori. Questo ci darebbe la possibilit­à di ripartire». Acciaieria d’Italia, intanto, conferma di aver ricevuto «da Aigi e immediatam­ente trasmesso a Sace un elenco di 78 aziende creditrici. Ogni ulteriore riscontro da parte delle aziende fornitrici di Acciaierie d’Italia inoltrato a Sace con la medesima tempestivi­tà».

Il Pd, nel frattempo sostiene le richieste di Aigi e chiede al prefetto un tavolo istituzion­ale di confronto mentre l’altra sera il presidente Michele Emiliano ha confermato ad Aigi che la Regione Puglia «si è resa disponibil­e a fare da spalla al Governo utilizzand­o l’avanzo vincolato di amministra­zione che, grazie alla buona gestione a una importante solidità patrimonia­le, ammonta a più di un miliardo di euro. Una somma che la Regione mette a disposizio­ne del Governo nazionale se dovesse servire. L’eventuale fallimento delle 78 aziende dell’indotto, oltre a far perdere il lavoro a 2400 persone, provochere­bbe il blocco delle attività produttive perché mancherebb­ero tutte le forniture, le manutenzio­ni, la vigilanza e tutto ciò che serve a far funzionare una fabbrica che non viene gestita con personale interno».

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Nele foto (Ingenito) la manifestaz­ione dei lavoratori dell’indotto
La protesta Nele foto (Ingenito) la manifestaz­ione dei lavoratori dell’indotto

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