Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Foggia, sigilli ai beni del boss «Togliamo i soldi alla mafia»

Rocco Moretti al 41 bis, il procurator­e Rossi: lo Stato c’è

- Nicolò Delvecchio

Tra Foggia, San Giovanni Rotondo, Orta Nova e San Severo aveva concentrat­o quattro imprese, 13 immobili, 10 tra auto e mezzi speciali, 22 tra conti correnti e polizze assicurati­ve, per un totale di 2,5 milioni di euro. A lui faceva capo la società che gestiva una delle discoteche più importanti di Foggia, ora chiusa, oltre ad attività nel commercio e nella ristorazio­ne. Ad accumulare queste ricchezze, da ieri sequestrat­e dalla Direzione investigat­iva antimafia, è stato Rocco Moretti, 74enne boss tra i fondatori della «Società foggiana» (partecipò alla «strage del Bacardi» del 1986) attualment­e al 41-bis.

«I criminali si aspettano di finire in carcere, ma non di perdere i beni che accumulano, soprattutt­o i soldi, fondamenta­li per le attività dell’organizzaz­ione e per sostenere i membri del clan detenuti», ha detto ieri in conferenza il procurator­e di Bari Roberto Rossi. «I profitti illeciti - ha aggiunto - inquinano l’economia e rendono più forti le organizzaz­ioni criminali. La Dia ha svolto un lavoro encomiabil­e per permettere la ricostruzi­one del patrimonio del boss e, soprattutt­o, per dimostrarn­e la sua attuale pericolosi­tà». Il sequestro, portato a termine nel giorno del quarto anniversar­io dell’inaugurazi­one della sede foggiana della Dia, arriva «in un momento di grande disgregazi­one e di forte difficoltà economica (come ha sottolinea­to lo stesso Rossi) per tutti i clan di Foggia e provincia. La «Società» ha vissuto poche settimane fa il passaggio a collaborat­ori di giustizia di Giuseppe e Ciro Francavill­a, importanti esponenti della «batteria» che porta il loro nome. Sempre nella stessa batteria, di recente in cinque sono stati condannati a oltre 50 anni di carcere - in primo grado - per un tentato omicidio. Sono invece diventate definitive da tempo le condanne del processo «Decima azione», che ha portato in carcere in 24 tra capi e affiliati alla malavita foggiana per associazio­ne mafiosa, estorsione e detenzione di armi: tra questi anche Rocco Moretti, che deve scontare in regime di carcere duro 10 anni e 8 mesi. A fine gennaio, invece, ha fatto il giro del mondo la cattura dei latitanti Marco Raduano e Gianluigi Troiano, boss e suo braccio destro di Vieste, il primo dei quali era fuggito a febbraio 2023 dal carcere di massima sicurezza Badu ‘e Carros di Nuoro. Lo Stato, insomma, ha vinto gli ultimi round della guerra alla mafia foggiana che, come ha ricordato ancora Rossi, «non è una mafia contadina, ma è una mafia imprendito­riale molto avanzata, oltre che molto violenta». Nell’occasione è stato anche ricordato come, dal febbraio 2020, ai clan di Foggia e della provincia siano stati sequestrat­i oltre 19 milioni di euro.

«La sensazione è che i beni accumulati dai mafiosi siano il frutto delle ferite inferte alla società civile sul piano morale e criminale», ha detto anche il tenente colonnello Paolo Iannucci della Dia di Foggia. Moretti, ha poi sottolinea­to, è «un boss dal notevole spessore criminale, al vertice di un clan che ha investito tanto dal punto di vista economico».

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Gli investigat­ori Sopra il procurator­e Roberto Rossi alla conferenza stampa sul blitz

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