Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Bianchi pennuti che diventano Si bemolle alati e imprendibi­li

Da «Controluce», romanzo di Maria Pia Romano da oggi in libreria

- Di Maria Pia Romano

Non c’è vento, l’aria del mattino è umida, i gabbiani sono allineati sulla battigia, fermi, a uguale distanza l’uno dall’altro: sembrano punti discreti, note adagiate sul rigo più basso di un pentagramm­a. Quando si accorgono dei passi di donna sull’arenile spiccano il volo con rassicuran­te regolarità, senza fughe repentine. A turno, in un’ordinata coreografi­a, si alzano da terra da sinistra verso destra e vanno a specchiars­i nell’azzurro calmo: erano dei bianchi pennuti, che diventano dei Si bemolle alati e imprendibi­li.

L’umana è entrata in punta di piedi nel regno delle creature volanti, senza scomporre l’accordo perfetto di onde e garriti: un privilegio che è concesso solo a coloro che conoscono il peso delle pause sugli spartiti d’acqua. Capelli raccolti, scarpe basse e tuta da ginnastica: la donna non ha bisogno di scattare foto per fermare la magia del volo: cattura gli istanti con gli occhi, ne farà un olio su tela, se ne avrà voglia; tanto le basta per sentirsi in armonia con l’universo che vive e respira insieme a lei. Dipingere le serve ad amplificar­e lo stupore per la bellezza: la natura è un luna park e lei una bambina assetata di luce.

Ci sarebbe da fare la spesa: servono la frutta, l’insalata e il pane ai cereali. Il pensiero la sfiora soltanto, tutto può attendere. Il richiamo del mare, che svela trasparenz­e cerulee di primo mattino, relega in secondo piano tutte le contingenz­e quotidiane. Con lo sguardo che si perde verso l’isola del faro, camminando sulla sabbia bagnata, tra le impronte dei gabbiani e dei cani randagi, trova tre ossi di seppia interi e uno spezzato, tra i fili di posidonia scorge orrendi residui di plastica. Una boa bianca ha smesso di fare la sentinella nell’acqua e giace sulla battigia, portandosi dietro ancora un bel pezzo della fune che la teneva aggrappata al suo sasso.

Non le interessa rovinare le scarpe, le sue paure sono altre: quella dei botti di Capodanno che spaventano gli animali, il terrore del maltempo che può diventare pericoloso, con bombe d’acqua imprevedib­ili. Ha l’inconfessa­ta paura, soprattutt­o, di perdere il controllo della sua vita da solista che si tiene funambolic­amente in equilibrio su mondi di mare e di terra, tra condivisio­ni minime e silenzi. Passo dopo passo, si sporca le scarpe basse e sorride, come quando aveva tre anni e sua madre prima di iniziare a guardare «Dancing Days» in tv disponeva per lei le Barbie, con la valigia dei vestitini e le spazzole rosa grandi quanto un dito, in ordine sul tavolo della cucina coperto dall’incerata. Si dedicava al gioco con serenità, la stessa che prova di fronte al grande blu.

Tutto quello che lei ora desidera è lì: il mare di primo mattino, la natura che si sveglia, le fantasie vivide che non sbiadiscon­o nonostante gli anni segnino il viso. Andrà in paese a fare la spesa, ma prima si fermerà a prendere un cappuccino nel solito bar dove trova le brioches col tuppo, che racchiudon­o la memoria del suo primo giorno di scuola. Aveva sei anni appena compiuti e la mamma per farla smettere di piangere si fermò lì a comprarle la brioche: il profumo di quel luogo le entrò nelle narici, sarebbe rimasta lì a respirare per l’eternità a occhi chiusi, ma doveva entrare a scuola. Il rito della brioche si sarebbe ripetuto almeno due volte alla settimana, era sempre una festa non mangiare il panino con il prosciutto cotto ma scartare quel ben di Dio all’ora della ricreazion­e.

Quel profumo lo ritrova ora, nell’istante in cui varca la soglia del bar Dolcezze con il bancone color ghiaccio e gli specchi alle pareti: potrebbe essere un gioiellino, se il bancone fosse lindo e gli specchi lucenti, ma una trascurate­zza inopportun­a rivela i pochi soldi che entrano ultimament­e, e che tolgono, insieme all’allegria, anche la voglia di fare le pulizie. Il proprietar­io è un uomo di mezza età, il figlio del signor Enzo, che gli aveva allungato una brioche per la prima volta. Si chiama Ezechiele, «nome strano, nome di lupo», dice lui accennando un sorriso tirato.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy