Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Cammariere: «Nato con la musica in testa»

Incontro con il cantautore calabrese, questa sera in concerto a Martina Franca

- Serena Simone

«Sono nato con la musica in testa», risponde Sergio Cammariere quando gli si chiede di raccontare le origini della sua passione. Un viaggio, il suo nella musica, lungo oltre 30 anni che lo ha portato a pubblicare dodici album, a produrre più di venti colonne sonore per il cinema, a vincere importanti riconoscim­enti. Alcuni inediti del suo ultimo disco, Una sola giornata, risuoneran­no stasera nel teatro Nuovo a Martina Franca, dove Cammariere terrà un concerto intimo durante il quale presenterà al pubblico pugliese una rivisitazi­one dei suoi grandi successi.

«Per una persona come me nata al Sud, quando si torna in Puglia è come ritornare a casa», dice. Cammariere, infatti, è nato a Crotone, in Calabria, con una naturale predisposi­zione per la composizio­ne musicale. «Già da bambino suonavo la melodica soprano e cantavo nel coro della scuola elementare». Un coro nel quale si sentiva stretto. Come racconta nel libro autobiogra­fico Libero nell’aria (edito da Rizzoli), il piccolo Sergio scappava dallo studio tradiziona­le della musica per rifugiarsi nella sua sensibilit­à musicale capace di riconoscer­e l’altezza delle note in maniera innata. Un rifugio dal sapore della libertà. Quella sensazione che è stata il motore di una carriera iniziata nel 1992 con la prima colonna sonora per il film Quando eravamo repressi di Pino Quartullo.

«Sono cresciuto con il cinema e i temi musicali dei grandi maestri che mi hanno arricchito ed educato all’ascolto – racconta -. Nel 2009 al festival di Montpellie­r ho vinto il premio per la migliore musica con il film L’abbuffata di Mimmo Calopresti. Lo scorso anno ho lavorato con un maestro del cinema, Pupi Avati, per il film La quattordic­esima domenica del tempo ordinario. Di recente ho composto le musiche per due film in uscita nei prossimi mesi: Revival, un horror di Dario Germani, e Marabù, un film d’animazione di Fabio Teriaca».

Il cinema è, quindi, una costante nella vita artistica di Cammariere così come il suo rapporto trentennal­e con il cantautore e paroliere Roberto Kunstler. «Con Roberto ci siamo incontrati nel ’92 alla It di Vincenzo Micocci e da allora non ci siamo più separati. In tutti questi anni ci ha unito l’amore verso la poesia, oltre che la musica stessa. Insieme cerchiamo di creare brani che ci auguriamo possano rimanere nel tempo. E con Tutto quello che un uomo ci siamo riusciti tanto che, a distanza di 21 anni dalla sua uscita, la grande Mina ne ha fatto una versione sua rendendola immortale».

Tutto quello che un uomo è il pezzo che ha raggiunto il terzo posto al Festival di Sanremo 2003. L’anno precedente, il 2002, Sergio Cammariere ha vinto il prestigios­issimo premio Tenco con l’album Dalla pace del mare lontano. «Di quegli anni ho ricordi fissati attraverso le immagini che ho girato con la telecamera. Momenti irripetibi­li scolpiti nel cuore e conservati nella mia videoteca». Come irripetibi­li e intrisi di tematiche sociali sono i brani del maestro che affrontano i grandi drammi del nostro tempo – quello dei migranti nel Mediterran­eo, per esempio, in Lampedusa e la complessa questione ambientale in Girotondo per Greta.

«Il linguaggio della musica è universale, è un messaggio di fratellanz­a che invita allo scambio con l’altro, al rispetto verso le persone e la natura», dice Cammariere a proposito delle sue «denunce sociali», che in parte lo accomunano al cugino Rino Gaetano. E poi aggiunge: «Lo scopo di ogni musicista in fondo è regalare a più persone possibili un momento di pace e di serenità».

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Sergio Cammariere, pianista e cantautore

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