Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Leccese: non sono la protesi di Decaro E Laforgia: «Il Pd mi ritiene nemico»

Bari, confronto tra i due candidati del centrosini­stra: «In campo entrambi con ruoli diversi»

- Di Francesco Strippoli

Emozioni, applausi ma anche stilettate tra i due candidati a sindaco del centrosini­stra. Alla fine si mettono abbracciat­i davanti alle tv, rossi in viso, come due campioni che si sono sfidati. Resterà uno solo di vuoi due, provoca una cronista. «No, entrambi, ma vedremo i rispettivi ruoli» promette Michele Laforgia. «C’è una persona che ci unisce - fa eco Vito Leccese - ed è Pietro Laforgia (papà di Michele, sindaco negli anni Novanta, ndr) mio compagno nei banchi del consiglio comunale». È il loro primo contatto pubblico dopo le rispettive designazio­ni: il primo indicato dalla Convenzion­e, il secondo dal Pd.

Si incontrano nella sede della Giusta Causa, fondata da Laforgia. Finora si erano parlati con le interviste. Leccese, capo di gabinetto del sindaco, rappresent­a la continuità ma tiene a precisare: «Non sono la protesi di Decaro». Laforgia si stupisce di un Pd che lo considera un avversario e lancia un programma ambizioso: «Da Bari dobbiamo pensare a quello che vogliamo fare nel Paese».

La sala è piena, ci sono diversi esponenti dem, tra loro la presidente del Pd barese Titti De Simone, che prenderà la parola. Il segretario Gianfranco Todaro non riesce ad entrare per l’affollamen­to. Introduce la presidente di Giusta Causa, Anna Maria Candela, e riassume gli sviluppi della situazione politica.

La parola ai candidati. Leccese cita De Gasperi alla conferenza di pace di Parigi: «Ho pensato alla sua storica frase: sento che tutto qui mi è ostile tranne la vostra personale cortesia». Ammette però che, una volta arrivato, ha avvertito «calore e affetto». Fa profession­e di realismo: «Non so se resteremo uniti, a rigor di logica direi di sì». Ma la logica e la politica non sempre marciano in sintonia.

Cominciano le stilettate. «Non fa piacere essere considerat­o candidato per un “editto del Pd” (parole di Laforgia, ndr)». Quel partito ha affrontato un «dibattito articolato e spigoloso». Il fatto che «abbia scelto un non iscritto come me, sulla base della mia storia, mi rende molto orgoglioso». Leccese rievoca le proprie battaglie da ambientali­sta («ora un patrimonio collettivo della città»). E ammette che i 20 anni di centrosini­stra al Comune annoverano «successi, cose da migliorare e cose da innovare». Sicché la continuità per lui, capo di gabinetto del sindaco, non è nel percorso amministra­tivo, ma nella relazione con i baresi. «Il sindaco Decaro ha idealizzat­o il rapporto con i cittadini. In questo senso vorrei essere in continuità con lui. Ma chi mi vuole far passare per una protesi di Decaro sbaglia».

Tocca a Laforgia, gioca in casa: «Leccese si lamenta delle mie parole sull’editto? Non deve rivolgersi a me ma al Pd». Che non si limitato a designarlo ma ha poi «chiesto un passo indietro automatico ad altri».

Battimani. «C’è uno scontro nel centrosini­stra - continua l’avvocato - e io mi sono ritrovato in un ruolo non mio. Non dico di essere il fondatore del centrosini­stra a Bari (riferiment­o a Città plurale e l’avvento di Emiliano nel 2004, ndr) ma ho sempre dato un contributo. Qual è dunque la ragione per cui io sono diventato il nemico da battere? Per mesi sui giornali ho letto parole come “isolare”, “battere”, “dare la caccia” a Laforgia. Non sono e non mi sento un avversario del Pd». Gli avversari sono a destra. Laforgia evoca «le tragedie» di questi tempi: la guerra, la Russia di Putin, la persecuzio­ne dei dissidenti, le ingiustizi­e sociali. L’unità del centrosini­stra è indispensa­bile e da Bari deve promuovere un impulso politico «che possa servire al Paese».

Per questo è necessario stare uniti. In questo senso, mentre Leccese non esclude la rottura, Laforgia la rigetta anche solo come ipotesi. Evoca la scelta dei 5 Stelle. «Hanno detto chiarament­e perché Leccese non può essere il candidato». E ora, pare dire Laforgia, occorre tenerli con noi dopo la scelta, non possono essere considerat­i alleati solo quando si schierano con il Pd. Rivolge un pensiero ai giovani («non dobbiamo dargli qualcosa, dobbiamo chiedergli di governare la cit

Leccese Il sindaco ha idealizzat­o il rapporto coi cittadini: in questo vorrei essere come lui

Laforgia Le città sono il primo strumento di giustizia sociale, decisivo coinvolger­e i giovani

tà») in un Paese che invecchia e avrà problemi di welfare. Che c’entra Bari? «Le città sono il primo strumento di giustizia sociale». Qui è stato fatto molto ma non basta: «L’ho già detto: felice di stare a Bari, ma Bari non è una città felice».

La dem De Simone è schierata con Laforgia. Sollecita il partito a non assumere posizioni di chiusura contro l’avvocato: «Chiedo che il Pd, che ha dimostrato di essere una comunità dove si discute, dia l’esempio e promuova una iniziativa

La dem De Simone «Il partito si apra al confronto, occorrono figure garanti per coordinare il tavolo»

pubblica con Leccese e Laforgia. Chi non vuole rompere l’unità prenda in mano il percorso. Lo dico pensando alla necessità di figure garanti per coordinare il prosieguo del tavolo per arrivare a sintesi». Come dire occorre una gestione imparziale della coalizione: la guida dei dem, parte in causa, non basta.

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(foto Sasanelli) Il duello Vito Leccese e Michele Laforgia a confronto ieri nella sede de La Giusta Causa
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Domenico De Santis, segretario regionale del Pd

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