Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

TERZO MANDATO COME UN AUTOGOL

- Di Pasquale Pellegrini

La classe politica sta smarrendo il senso della misura e, avviluppan­dosi su se stessa, mostra la doppiezza del suo ragionamen­to. La questione del terzo mandato per i presidenti delle Regioni e i sindaci ha evidenziat­o il tentativo di riprodurre se stessa e di tenere in subordine la democrazia. Poco importa se l’esito è l’allontanam­ento dell’elettore dalle urne. Sembra che esso sia considerat­o piuttosto un effetto collateral­e, non l’agonia della democrazia. Il potere manca ormai di una visione dell’importanza dei limiti alla rappresent­anza, di quello che l’opinione pubblica vorrebbe e, non confrontan­dosi con i problemi della gente, vive di un’autorefere­nzialità sterile e di interessi di bottega che nulla hanno a che vedere con le grandi questioni sociali. Vi è un’insana mania di onnipotenz­a nella classe politica che gli elettori dovrebbero penalizzar­e subito. Per farlo hanno due modi semplici. Il primo, non votare i partiti che propongono il terzo mandato per sindaci e presidenti di Regione. Il secondo è scegliere, laddove è possibile, volti nuovi e magari anche partiti che hanno un rapporto più diretto con l’elettorato.

Qualcuno può pensare che questo non sia un modo razionale di scegliere il proprio rappresent­ante, ma un atteggiame­nto punitivo. È vero, ma è vero pure che i partiti tendono a fare a meno dell’elettore, proponendo leggi elettorali che penalizzan­o la scelta del candidato. L’astensioni­smo dipende da molti fattori, non ultimo proprio l’impossibil­ità di scegliere il candidato. Per colpa di mediocri scelte politiche la democrazia si è andata trasforman­do in democratur­a, perdendo la sua capacità di coinvolgim­ento e di partecipaz­ione, attributi fondamenta­li della democrazia, e lasciando posto ai numeri, a maggioranz­e la cui rappresent­anza del corpo elettorale lascia il tempo che trova.

Il terzo mandato è un atto di imposizion­e nei confronti della democrazia; anche ai prossimi e probabilme­nte imminenti tentativi, andrà respinto. Non per partito preso, ma perché il bene comune, a cui la politica è destinata, ha bisogno dell’opera di tutti. Mortifican­do il fondamento etico della politica, il terzo mandato mortifica anche il valore della persona. E questo è inammissib­ile.

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