Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
TERZO MANDATO COME UN AUTOGOL
La classe politica sta smarrendo il senso della misura e, avviluppandosi su se stessa, mostra la doppiezza del suo ragionamento. La questione del terzo mandato per i presidenti delle Regioni e i sindaci ha evidenziato il tentativo di riprodurre se stessa e di tenere in subordine la democrazia. Poco importa se l’esito è l’allontanamento dell’elettore dalle urne. Sembra che esso sia considerato piuttosto un effetto collaterale, non l’agonia della democrazia. Il potere manca ormai di una visione dell’importanza dei limiti alla rappresentanza, di quello che l’opinione pubblica vorrebbe e, non confrontandosi con i problemi della gente, vive di un’autoreferenzialità sterile e di interessi di bottega che nulla hanno a che vedere con le grandi questioni sociali. Vi è un’insana mania di onnipotenza nella classe politica che gli elettori dovrebbero penalizzare subito. Per farlo hanno due modi semplici. Il primo, non votare i partiti che propongono il terzo mandato per sindaci e presidenti di Regione. Il secondo è scegliere, laddove è possibile, volti nuovi e magari anche partiti che hanno un rapporto più diretto con l’elettorato.
Qualcuno può pensare che questo non sia un modo razionale di scegliere il proprio rappresentante, ma un atteggiamento punitivo. È vero, ma è vero pure che i partiti tendono a fare a meno dell’elettore, proponendo leggi elettorali che penalizzano la scelta del candidato. L’astensionismo dipende da molti fattori, non ultimo proprio l’impossibilità di scegliere il candidato. Per colpa di mediocri scelte politiche la democrazia si è andata trasformando in democratura, perdendo la sua capacità di coinvolgimento e di partecipazione, attributi fondamentali della democrazia, e lasciando posto ai numeri, a maggioranze la cui rappresentanza del corpo elettorale lascia il tempo che trova.
Il terzo mandato è un atto di imposizione nei confronti della democrazia; anche ai prossimi e probabilmente imminenti tentativi, andrà respinto. Non per partito preso, ma perché il bene comune, a cui la politica è destinata, ha bisogno dell’opera di tutti. Mortificando il fondamento etico della politica, il terzo mandato mortifica anche il valore della persona. E questo è inammissibile.