Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il coraggio della poesia femminista in Russia

Stilo pubblica l’antologia «La mia vagina»: versi di donne contro il sistema, ormai ridotte al silenzio dal regime di Putin

- Di Rosarianna Romano

«Perché gli uomini scrivono testi su guerre/ che non hanno mai visto/ e non scrivono mai di quello che fanno a noi/ quarantano­ve/ perché tutti leggono testi femministi/ e diventano pro-femministi su facebook/ ma nessuno dei violentato­ri riconosce/ pubblicame­nte la propria colpa». Sono i versi centrali della poesia Che cosa so della violenza, scritta da Oksana Vasjakina. Questa, insieme a decine di versi di altre diciotto poetesse femministe russe contempora­nee, formano l’antologia La mia vagina, appena pubblicata dalla casa editrice Stilo.

«Sabato prossimo saranno passati due anni dall’invasione su larga scala dell’Ucraina. Questa antologia presenta quelle voci che, fino a due anni fa, facevano fronte comune in una delle tendenze più interessan­ti della poesia russa contempora­nea, la scrittura femminista», spiega il traduttore Massimo Maurizio, docente di Lingua e letteratur­a russa all’Università di Torino. «Questa corrente, negli ultimi dieci anni, ha avuto un ruolo molto importante come voce della generazion­e di coloro che hanno adesso intorno ai 35 anni e che per la prima volta, dopo la fine dell’Unione Sovietica, proponevan­o un discorso letterario con un risvolto sociale molto forte – continua -.

Soprattutt­o facendo trasparire un segmento importante della società russa, quello dei giovani che non si conformano alla visione dominante machista e patriarcal­e, che ha portato anche all’invasione dell’Ucraina». C’è stata una cesura netta, che ha segnato, in Russia, un prima e un dopo il 24 febbraio 2022, anche nella poesia. «Quella data ha messo una pietra tombale sulle scritture femministe. Adesso, queste autrici non possono più esprimersi in Russia, per la forte censura e per la deriva antilibert­aria ormai definitiva. Volevo dare conto della pluralità di voci di un movimento cominciato molto prima della guerra».

Galina Rymbu, Marina Temkina, Lida Jusupova, Elena Fanajlova, Nur Abdulli, Julja Podlubnova, Ekaterina Zacharkiv, Oksana Vasjakina, Anna Grinka, Vika Kravcova, Anastasija Pjari, Elena Kostyleva, Irina Kotova, Dar’ja Serenko, Anst Jansen, Rufija Dzenbrekov­a, Vasilisa Satirskaja, Marija Vil’koviskaja, Zoja F’alkova: questi i nomi (o gli pseudonimi) a cui il traduttore ha dato una voce, in italiano, mantenendo a fronte il testo originale in russo. «Molte di loro sono fuori dai confini della Russia – conclude -. Altre hanno deciso di restare. In ogni caso, il corpus rispecchia l’enorme coraggio che queste autrici mostrano nel pubblicare le proprie opere».

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