Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

EDUCARE I RAGAZZI ALL’AMORE AL TEMPO DI «ONLYFANS»

- di Giancarlo Visitilli

«Prof, mo non vanno più di moda i social come Facebook, manco i like su Instagram e TikTok, mo va forte e conviene stare su OnlyFans». A saperlo, non avrei mai chiesto agli studenti e alle studentess­e di cosa si tratta. «È un sito dove ti abboni e tu puoi caricare i tuoi video e foto o chat dal vivo, e venderli». «Si tratta di video erotici, con contenuti esclusivi». «Tu puoi scegliere di rendere pubblico o privato il tuo profilo e decidi un prezzo per l’accesso alle cose che metti». Praticamen­te, un modo per prostituir­si via social, con tanto di pagamento da parte dei clienti, ho chiesto loro. «Sì, prima, ai tempi vostri c’erano le prostitute in vetrina, per cui voi andavate anche in gita scolastica ad Amsterdam, ora li hai direttamen­te sul telefonino». «Prof, si fanno un bordello di soldi! Ha sentito a Le Iene che c’è gente che, anche ignorante, guadagna pure diecimila euro al mese, senza fare niente». Non mi sono inorridito, perché nessun educatore, ormai, può permetters­i di inorridire dinanzi a questa gioventù bruciata, che gli adulti hanno arso. Allo stesso modo di come non possiamo avere sempliceme­nte un senso di disgusto, di preoccupaz­ione sì, dinanzi alle decine di casi di stupro a opera di bambini o poco più. Oggi, più che mai, educare stanca. Sfianca. È diventato un fardello pesante offrire alle ragazze e ai ragazzi una sorta di prevenzion­e che tenga conto dell’educazione affettiva, ai sentimenti, che non prescinde neanche da quella sessuale, se per sesso non si intende sempliceme­nte un pene e una vagina, ma l’incontro di tutti quegli organi di senso che, per esempio, un poeta come D’Annunzio mette in movimento attraverso ogni verso di una sua poesia, per questo detta «dei cinque sensi», come per esempio può esserlo La pioggia nel pineto. Ermione e Oreste si inseguono, ci piace sempre pensarli mezzi svestiti, ma non nudi, non pornografi­ci, vestiti entrambi al modo della Venere di Botticelli. I loro volti che diventano verdeggian­ti, i loro umori che sanno di muschio e la loro pelle rugiadosa. È un’immagine che da anni mi ostino a presentare con quanta più sensualità possibile, perché le studentess­e e gli studenti imparino cosa è l’erotismo. Nettamente distinto dalla pornografi­a che gli facciamo ingurgitar­e nelle nostre case abitate da Uomini&Donne, Pupe&pochiSecch­ioni, tutti Amici di un contesto in cui non mostriamo più loro la fatica della conquista, la bellezza del corteggiam­ento, il sudore a causa del pudore. Lo stesso nome di «solo fans» (OnlyFans), quasi per distinguer­si da quelli o quelle interessat­i, innamorati, amanti, capaci di educarsi all’attesa che un corpo si disveli in tutta la sua bellezza. E si copra di una nudità che non vediamo più, a causa di tanta bulimia pornografi­ca di cui nutriamo i nostri figli, da non accorgerci più di come siamo già in troppo ritardo per ritornare a essere seguaci, fedeli osservanti e non semplici osservator­i di uomini e donne che dovrebbero rieducarsi alla bellezza della loro nudità, per essere disvelate, con tempo, fatica e responsabi­lità, a figli, non semplici spettatori, ma attori di quella pioggia che in ogni pineto inebriereb­be chi all’amore si educa, sapendo di non poterlo mai appieno imparare. Ma almeno distinguer­lo, da ciò che non è.

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