Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Racconti dall’età dell’oro della discografia
L’epoca eroica del disco, quella che va dalla fine dell’Ottocento agli anni Cinquanta del Novecento, è il racconto di una magnifica ossessione: quella di poter riprodurre la musica in modo efficace su oggetti adatti all’uso domestico, tali da poter soppiantare i pianoforti a rullo meccanico e altre diavolerie del genere. Un’ossessione e anche un’avventura dell’ingegno e dell’industria umana, che parte dai cilindri per arrivare al «disco piatto» di Emil Berliner, molto più pratico da usare, trasportare e conservare e con prestazioni di gran lunga superiori, tanto più quando le tecniche di registrazione si perfezionano con l’introduzione dei microfoni elettrici, che permettono di amplificare e rendere più definito il suono. Bisognerà aspettare un altro decisivo salto in avanti con la registrazione su nastro magnetico per poter in
cominciare a «manipolare» e «confezionare» la musica con grande attenzione per i dettagli, e allora comincerà un’altra storia, quella che copre la seconda metà del Novecento ed entra in crisi con l’avvento della musica liquida, priva di supporti materiali, del tempo in cui viviamo.
Tutto questo era già stato
raccontato molto bene dallo studioso barese Dino Mignogna nel volume La musica possibile. Dal cilindro all’auto-tune (Arcana, 2022). Ora Mignogna ci ritorna su traducendo e curando la nuova edizione italiana di un testo fondamentale in materia: The Music Goes Round, che diventa La musica che gira (lo edita la Lim, Libreria
Musicale Italiana, di Lucca. Il resoconto di uno dei primi produttori esecutivi e A&R delle nascenti case discografiche: l’americano Fred Gaisberg (1873-1951), colonna della Gramophone e poi della His Master’s Voice e della Emi. Un uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla musica girando il mondo alla ricerca di «artisti e repertori» (A&R, appunto) degni di essere registrati. Sue furono le prime incisioni di Enrico Caruso, ma anche altri autentici tesori affidati a personaggi e artisti immensi come Chaliapin, Rubinstein, Heifetz, Segovia e a direttori come Nikish, Bruno Walter e Toscanini.
Le sue memorie sono a tratti imprecise, inattendibili, ma sempre vive ed emozionanti. Confermando di quante storie preziose i dischi siano testimoni e custodi.