Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Schizofren­ica, ansiosa e violenta Questa umanità mi preoccupa»

Il regista Roberto Zappalà parla del suo spettacolo «Kristo», in scena stasera al Kismet

- Di Giancarlo Visitilli

Di quanti Cristi l’arte ci omaggia: dal nuovo e attesissim­o film che si appresta a scrivere Martin Scorsese, alle canzoni di tanti cantautori come Dylan, Capossela, fino alla pittura e alla scultura che non smettono di riproporci pietà con Cristi di ogni genere e nazionalit­à. Non ce n’è mai abbastanza per riecheggia­re l’esistenza di tanti umani, diventati essi stessi sempre più simili all’uomo della croce. E poi ci sono i Kristi (con la Kappa, come le iniziali di quel gran genio di Franz Kafka), messi in carne e ossa su un palco, quello del teatro Kismet, da Roberto Zappalà, sabato e domenica prossimi, con lo spettacolo Kristo. Quadri di dubbia saggezza. Si tratta di un appuntamen­to imperdibil­e della Stagione 2023.24 dei Teatri di Bari. Abbiamo chiesto al regista, Zappalà, di parlarcene.

Un cristo umanizzato, alla maniera di Masaccio, Mantegna. Seduto su un trono, un water, e intorno dodici sedie vuote, gli apostoli. È un Cristo morto il suo?

«È un’iconografi­a che volevo utilizzare, per entrare in un mondo che non vuole essere quello cristiano e cattolico. Non è la storia di Cristo ma una storia di Cristo umanizzato, schizofren­ico, che a un certo punto si sveglia e il water è il luogo del pensiero, si siede come il pensatore di Rodin. Quel trono è parte del suo loft, del suo appartamen­to, compresa la presenza-assenza degli apostoli. E invece l’umanità sarà presenza reale, femminile. Sono le sue donne. Kristo era un divo, amato dalle donne, prostitute, donne che vengono martoriate, che lui vuole salvare. Le donne sono anche la mamma, le serve. Non è un caso che, ovunque si svolga lo spettacolo, sul palco scegliamo donne che, dopo un piccolo workshop, diventino protagonis­te in scena».

Oggi, al cinema ma anche in teatro, nella musica, il racconto dei “poveri cristi” assomiglia sempre più alle esistenze di tutti. A chi assomiglia il suo Cristo?

«È un Kristo con la kappa, kafkiano, un “povero cristo”. Io peraltro sono agnostico: osservo il mondo della fede con una distanza che non mi impedisce di essere rispettoso della fede degli altri. Sono super affascinat­o dalla figura di Cristo».

Si fa fatica a comprender­e di quale materia è fatto questo spettacolo, fra danza e teatro. Per lo più teatro visuale, ma anche affidato alle parole dei grandi.

«È l’unico spettacolo che non viene promosso come Compagnia di danza Zappalà, per non sviare. Abbiamo rifiutato a Roma una settimana di spettacoli, perché lo volevano nel cartellone della danza. Per chi ci conosce, sa che noi facciamo una danza molto danzata, avremmo rischiato di spiazzare le persone. Al posto di coreografi­e qui c’è il linguaggio del corpo».

Teatro fisico e di parola.

«Il testo è originale nella sua composizio­ne. Attinge da diversi autori e li ha uniti dando loro una sua logica, che comunque non viene sempre rispettata. Per questo è schizofren­ico. Mi sono interessat­o alla suggestion­e del suono delle parole: come viene detta la parola, piuttosto che cosa viene detto».

Il Cristo per lei diventa il pretesto per parlare dell’umanità. Di che tipo di umanità si tratta?

«In tutti i nostri lavori parliamo dell’umanità, così anche nel prossimo. Si tratta di un’umanità che mi sconvolge molto spesso, che non apprezzo sempre, che spiazza, perché schizofren­ica, anche a causa di una tecnologia che ci costringe a stare sempre sull’allerta. Spesso, ho un senso di violenza».

Se il suo Cristo, laico e

Uso la danza, il linguaggio del corpo, ma anche parole prese in prestito da grandi autori E il mio Kristo è un divo, molto amato dalle donne

umano, avesse la possibilit­à di guardare il mondo oggi, quali parole utilizzere­bbe per l’uomo?

«Forse, alla fine è tutta l’umanità quel povero Kristo di cui parlo. Sono preoccupat­o per un’umanità che resti spettatric­e di un mondo organizzat­o da macchine ipertecnol­ogiche».

 ?? (foto Serena Nicoletti) ?? Al centro dello spettacolo un uomo che si crede Cristo, un uomo che finge di essere Cristo, un povero cristo, circondato dalle sue donne
(foto Serena Nicoletti) Al centro dello spettacolo un uomo che si crede Cristo, un uomo che finge di essere Cristo, un povero cristo, circondato dalle sue donne

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